David credeva nella politica oltre gli steccati

Giovanni

Pallanti

La morte di David Sassoli ha costretto a un esame di coscienza la politica italiana ed europea. Tutti si sono resi conto che si possono sostenere gli ideali per un mondo migliore, basato sulla fratellanza, la giustizia e la libertà senza fare barricate e urlare i propri desideri in faccia agli avversari. Il presidente del Parlamento europeo Sassoli era proprio così: un uomo intelligente, mite, determinato nel sostenere i suoi ideali, ma rispettoso delle opinioni altrui. Figlio di un giornalista e di una impiegata de ’Il Mattino’ di Ettore Bernabei, era nato a Firenze nel 1956.

Io l’ho conosciuto bene perché ero diventato amico del suo babbo Domenico, direttore del settimanale “La Discussione”, fondato da De Gasperi. Ci conoscemmo, io avevo qualche anno più di suo figlio, a Mantova quando assieme a Benigno Zaccagnini commemorai don Primo Mazzolari.

Con David eletto tre volte al Parlamento europeo ci siamo sentiti e visti in occasioni speciali, insieme al suo e mio amico Roberto D’Ippolito. Sassoli, pur sapendo che non ero del suo partito, mi affidò alcune missioni politiche riservate. Molto delicate e a fin di bene.

Questo vuol dire che David Sassoli operava in base alla stima e alla fiducia che aveva nei confronti delle persone che conosceva, senza alzare steccati ridicoli e inutili, quando si crede nella vera politica.

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