
Firenze, 19 novembre 2020 - È come un ospedale, solo senza mura: si muove sul territorio e interviene nelle rsa, dove il virus colpisce più duramente, dove chi si affaccia dalla finestra fissa il vuoto e pensa che sì, in fondo è fortunato perché può ancora alzarsi sulle proprie gambe.
Si chiama Girot ed è il ’Gruppo intervento rapido ospedale territorio’, una task force composta da geriatri, internisti, medici d’urgenza e infermieri. Tutti schierati a protezione dei più fragili, tra cui molti sono gravemente invalidi oppure soffrono di demenza senile. "Al momento abbiamo in carico 27 rsa del territorio – spiega Enrico Benvenuti, responsabile Girot dell’Asl Toscana centro – ogni squadra segue due o tre strutture. Riusciamo a fare fino a 7 interventi al giorno". Anche per questo parlare con Enrico non è semplice. Sommando i vari interventi trascorre 6 ore al giorno sotto lo scafandro, il resto della giornata va via nell’organizzazione del lavoro, nel quartier generale del presidio sanitario Donatello. "Per prima cosa effettuiamo i tamponi, ci servono per avere una fotografia della situazione all’interno delle strutture – spiega Benvenuti – Insieme al tecnico della prevenzione sanitaria decidiamo se organizzare la ’bolla’, poi programmiamo le analisi del sangue, facciamo la valutazione clinica dei singoli pazienti e stabiliamo l’intensità delle cure. Oltre alla terapia farmacologica diamo subito ossigeno gassoso e poi liquido e forniamo integratori alimentari. Infine riprogrammiamo i tamponi per monitorare i singoli casi. E poi si riparte daccapo". Rispetto alla prima ondata il lavoro è aumentato parecchio. "Ora siamo più rapidi nella valutazione e nella presa in carico – racconta Benvenuti – ma i casi sono cresciuti molto e il calendario è più fitto".
Nel frattempo Silvana e Alessandra si preparano per il turno. Dopo il rito della vestizione, una delle due tira fuori il pennarello e scrive sulla visiera dell’altra il suo nome. E viceversa. "Oltre alla voce, è l’unico modo che abbiamo per farci riconoscere dai pazienti" il commento prima di entrare nel reparto di ’zona rossa’ che ospita 45 letti di cure intermedie, proprio a fianco del presidio sanitario.
Certi lamenti sono strazianti, come la voce di un anziano che continua a ripetere: "Daniela, Daniela!". "Cerca la moglie – spiega chi lo conosce – fa sempre così". Gli operatori si occupano anche delle videochiamate con i familiari. Per i pazienti, l’unica occasione per mantenere un legame con l’esterno. "Una signora ha perso sia il marito che il figlio a causa del Covid. Per farle elaborare il lutto abbiamo attivato il supporto di uno psicologo tramite videochiamata". Le storie di dolore sono tante e in questo contesto parlare di angeli o eroi stride un po’. "Semmai di professionisti con una grande preparazione, abituati al carico emotivo ma sottoposti allo stress di questo tempo – riprende Benvenuti – Chi si fa carico di queste situazioni è il seme buono della società. Credo nell’energia positiva e il fatto che tanti professionisti tra ospedale e territorio si prodighino per i più fragili mi fa sperare che in futuro ci possa essere maggiore attenzione per le rsa, anche per la presa in carico sanitaria".
"Daniela!, Daniela!". Un altro lamento esce dalla stanza e rimbomba nel corridoio. Poi si perde nel rumore di una porta che sbatte. È questa la voce della solitudine. Un suono assordante e corrosivo che nessuno vorrebbe mai sentire.