
di Stefano Brogioni
FIRENZE
Dal britannico “The Guardian“ alla statunitense “Cbs News“, passando per il danese “Topnews“, i media della Grecia e un paio di siti dell’India fino ad arrivare al “Daily Telegraph“ della Nuova Zelanda. Ha fatto il giro del mondo, o quasi, la notizia della richiesta di riapertura delle indagini sul mostro di Firenze.
Sarà che viviamo in un mondo sempre più globalizzato. Ma l’enigmatico "The monster of Florence" - otto coppie di fidanzati uccisi tra il 1968 e il 1985 nelle campagne intorno al capoluogo, tre duplici omicidi ancora senza giustizia - attrae indubbiamente oltreoceano, e l’opera del cronista della Nazione, Mario Spezi, "Dolci colline di sangue", scritto con Douglas Preston, ha dato negli anni passati quella ulteriore spinta mediatica. Aspettando - se mai vedrà la luce - il film, magari ispirato proprio alla storia del giornalista-detective che cercando il serial killer finì addirittura in galera, l’attenzione sul caso resta ancora altissima.
E ogni novità, come la recente richiesta di riapertura degli indagini presentata dagli avvocati Vieri Adriani, Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, rappresentanti dei familiari di alcune vittime dell’introvabile calibro 22, capta antichi e nuovi interessati.
C’è un pubblico generalista, cresciuto con i processi a Pietro Pacciani e ai compagni di merende Giancarlo Lotti e Mario Vanni (i due condannati per quattro omicidi) tutt’ora visibili a “Un giorno in Pretura“, su Raiplay, al pari dell’intramontabile “Blu Notte“ di Carlo Lucarelli e del mitico “Telefono Giallo“ di Corrado Augias. Recentemente, pure la tv di Stato ha seguito altri canali tematici e ha proposto in prima serata un proprio “docu“.
Poi c’è una sempre più corposa nicchia di cultori della materia, appassionati ed esperti, collezionisti di atti e portatori di tesi che si danno appuntamento nei gruppi Facebook o in alcuni forum. E anche la “mostrologia“ ha i suoi influencer. Nei canali di YouTube (qualcuno anche a pagamento) proliferano tesi e analisi, come quelle di Antonio Segnini o Enrico Manieri, ritenute le voci più autorevoli.
Fondamentale lavoro di archivio degli atti disponibili o reperiti nel tempo, lo fanno anche svariati blog. Uno, “Insufficienza di prove“ di Francesco Cappelletti, è una sorta di bibbia sull’argomento, un’enciclopedia on line in costante aggiornamento.
Probabilmente è anche per tutto questo che nessuno ha dimenticato i sedici omicidi e che molti si sono convinti che la verità sul “mostro“, non solo giudiziaria, non è stata raggiunta.