
di Stefano Brogioni
Sette richieste di assoluzione al processo scaturito dall’inchiesta ’Cuore d’oro’, che nel 2014 culminò in un terremoto che sconvolse la cardiochirurgia, non soltanto fiorentina. Dal capoluogo toscano, toccando Ravenna e Arezzo, le indagini della guardia di finanza fecero emergere ipotesi di corruzione a carichi di luminari della materia, ’conquistati’ dai doni, secondo le accuse, che i rappresentanti di aziende produttrici di stent coronarici avrebbero elargito affinché venissero acquistati i loro presìdi medici.
Ma a sette anni di distanza da misure cautelari e perquisizioni, le accuse si sono sgonfiate. E ieri, all’ultima udienza di un lunghissimo dibattimento, il pm Massimo Bonfiglio (che ha ereditato il fascicolo dai colleghi Giuseppina Mione e Luca Turco) ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati rimasti. Perché, un paio, oggi, non ci sono più: il luminare della cardiochiururgia Luigi Padeletti (ex direttore della Sod di aritmologia), e Rodolfo Bonaccini, agente della ’St Jude medical’ e di altre società attorno alle quali sarebbe ruotato il generoso sistema di regalìe ribattezzato, non a caso, ’Cuore d’oro’.
Chiesta dunque l’assoluzione perché il fatto non sussiste per Marco Bonaccini, 59 anni, di Vaglia, e il fratello Rudy, 61, di Impruneta, difesi dagli avvocati Umberto Schiavotti, Michele Ducci e Marco Giglioli; per il milanese Angelo Bernasconi, 63 anni, rappresentante della ’Sorin group’, difeso dall’avvocato Antonio D’Avirro; per Massimilian Collari, 51 anni, di Cento (Ferrara), agente della ’Cid’, difeso da Massimiliano Nicodemo; per l’ex direttore del reparto cardilogia invasiva I di Careggi, David Antoniucci, 72 anni, fiorentino, difeso da Gianluca Gambogi; per il cardiologo fiorentino, che lavora all’ospedale di Ravenna, Massimo Margheri, 60 anni, difeso da Lorenzo Zilletti; e per il cardiologo aretino Alessandro Fabiani, 59 anni, difeso da Luca Bisori.
Secondo le accuse iniziali, che erano scaturite nel rinvio a giudizio, le multinazionali produttrici degli stent, tramite i loro agenti, avrebbero messo a disposizione dei medici abbigliamento di valore acquistato nella boutique “Eredi Chiarini”, biglietti aerei per almeno 22mila euro, rimborsi spese per partecipazione a congressi ed eventi collegati all’attività medica; consulenze retribuite per quasi 400mila euro nell’arco di nove anni.
Prossima udienza il 15 luglio, quando il collegio, presieduto dal giudice Nicotra, emetterà la sentenza. Intanto le difese hanno incassato il primo importante punto.