REDAZIONE FIRENZE

Covid: i controlli in aeroporto? "Una barzelletta..."

La testimonianza della giornalista Laura Lombardi, in viaggio da Parigi a Bologna. "In Italia un mare di scartoffie che nessuno controlla"

L'autocertificazione richiesta per sbarcare in Italia

Firenze, 10 marzo 2021 - Come è potuto accadere che le 'varianti' brasiliana e sudafricana siano arrivate in Italia, a quanto pare,  'comodamente' attraverso i nostri aeroporti? A sentire la testimonianza di Laura Lombardi, fiorentina, redattrice de 'Il Giornale dell'Arte" e docente all'accademia di Brera che si muove regolarmente per lavoro tra la Francia e l'Italia, viene da dire che i controlli nei nostri scali fanno acqua da tutte le parti. 

"La cosa incredibile - racconta Lombardi - è che apparentemente quelli italiani sono controlli ben più rigidi: ad esempio ti viene richiesto di stampare, compilare e controfirmare un documento di 2 pagine scritte fitte fitte,  in cui sostanzialmente si promette di tutto, come ad esempio che lasceremo l'aeroporto di arrivo  solo con mezzo proprio. Solo che poi, una volta a terra, i controlli sono pressoché inesistenti". Di contro "la dichiarazione per entrare in Francia è di una sola pagina stampata a carattere molto più grande e con pochi ma essenziali dati da comunicare. In più ti basta  mostrare certificazione di tampone molecolare fatto prima di partire  e non sali in aereo se non la possiedi, mentre  all’arrivo ti viene richiesto di mostrare di nuovo lo stesso documento del tampone insieme a autocertificazione breve coi tuoi dati". 

Cosa succede invece a parti inverse? "Per tornare  Italia - dice Laura - ti viene richiesto solo tampone rapido, che come sappiamo è meno sicuro anche se più comodo e nessuno ti chiede di mostrarlo all’aeroporto francese , quindi sali comunque sul volo. Poi quando sbarchi, come me oggi a Bologna, zona rossa oltretutto, niente controlli, ovvero nessuno controlla se hai fatto il tampone e colmo dei colmi, la lunghissima autocertificazione dove hai promesso di tutto e che hai compilato con zelo ti rimane in tasca.  Unica domanda che il personale dell’aeroporto ti fa è : “da dove viene”? Senza ovviamente verificare. Tutto sulla fiducia".

Segue l'amara considerazione: "Mi chiedo: perché vessare allora la gente con tanta fasulla informazione di sicurezza? Perché riempire paginate di fogli tanto da sradicare intere foreste? Perché rompere le scatole ai disobbedienti se tanto il risultato è questo? Non ci sentiamo un pochino, dico solo un pochino, ridicoli? Senza contare  il fatto che ci si interroga sulla quantità di carta e di procedure inutili che la pandemia impone, salvo poi non dare seguito a tanta esuberanza di norme, commi, allegati che ogni Dpcm e ogni dichiarazione da esso prodotto comporta. Nell’era del digitale e dell’immateriale mai vista così tanta carta. Uno spreco inutile, anche perché nessuno poi controlla niente". 

Domenico Guarino