
Concorsi truccati La scure del Tar I giudici: "Commistione di interessi"
di Stefano Brogioni
Il Tar annulla l’esito del concorso sotto inchiesta. La concorsopoli di Careggi, le cui indagini sul fronte penale si sono recentemente chiuse – ma le bocce sembrano tutt’altro che ferme -, occupa anche i giudici amministrativi perché è a loro che un docente dell’università di Siena sconfitto nel bando per professore associato di malattie odontostomatologiche aveva fatto ricorso, contro l’esito della procedura. Procedura che aveva visto l’assegnazione del posto a Francesco Cairo, 49 anni, ex ricercatore di Careggi che aveva battuto l’unico avversario in lizza. 72 punti per l’”interno” contro i 60,5 dell’”esterno”.
Ma, secondo le indagini della procura, Cairo – accusato di abuso d’ufficio – era stato prescelto ancor prima che il concorso venisse bandito. Anzi, il bando pubblicato, secondo quanto acquisito in seguito alle numerose perquisizioni della guardia di finanza, sarebbe stato redatto dallo stesso candidato. Una bozza scritta somigliante a quanto pubblicato dalla facoltà di Medicina il 17 aprile del 2019, è infatti spuntata da uno dei dispositivi di un coindagato di Cairo, il professore Corrado Poggesi, il cui autore, dalle analisi informatiche sul documento, sarebbe proprio lo stesso vincitore. A supporto della tesi dell’accusa – sostenuta dai pm Luca Tescaroli e Antonino Nastasi – anche un’intercettazione in cui una professoressa, Gabriella Pagavino, si esprime come se, nell’ambito dell’assetto di malattie odontostomatologiche di Careggi, ci fosse già un piano prestabilito per "far progredire Cairo", a costo anche – sono ancora le conversazioni intercettate a rivelarlo - di una "dispensa papale", inteso come un via libera dall’alto, cioè del rettore di allora, Luigi Dei. Cairo è stato nominato vincitore della cattedra di professore associato di ‘Med 28’ il 9 giugno 2020.
Ma ora il Tar, con la sentenza dell’11 maggio scorso, accogliendo l’istanza del candidato sconfitto, assistito dall’avvocato Roberto Righi, ha annullato quel provvedimento di nomina, riscontrando, alla luce anche degli atti provenienti dalla procura, una "evidente concretizzazione della commistione tra interessi dell’amministrazione giudicanteregolatrice e quelli del partecipante alla selezione".
"La predeterminazione del profilo risultato poi vincitore e il manifestato intento di far progredire un determinato candidato – aggiungono i giudici del Tar di Firenze -, costituiscono elementi indiziari univoci, suscettibili di incidere così gravemente sulla legittimità di una procedura concorsuale che, in quanto tali, non possono essere trascurati". Dunque ricorso accolto.