REDAZIONE FIRENZE

’Comunista inquieto’. Cocchi torna in libreria

Il libro "Un tempo la politica" di Paolo Cocchi, ex politico coinvolto in un'inchiesta, affronta la crisi della sinistra e la nostalgia per un'epoca passata. Presentazione a Firenze con riflessioni sul comunismo post-1989.

Paolo Cocchi

Paolo Cocchi

’Un tempo la politica’, il libro di Paolo Cocchi, già sindaco di Barberino Mugello ed ex assessore regionale alla cultura, coinvolto anni fa in un’inchiesta giudiziaria che l’ha visto uscire assolto ma con la carriera politica definitivamente spezzata, farà discutere. Perché queste ’Meditazioni partecipi di un comunista inquieto’ – è il sottotitolo del volume edito da La Vela – parlano della crisi della politica e della sinistra. E oggi, alle 17,30 nella sede del Gabinetto Vieusseux in Palazzo Strozzi a Firenze il libro sarà presentato, insieme all’autore dal presidente del Gabinetto Vieusseux Riccardo Nencini e dall’ex sindaco di Firenze ed europarlamentare Leonardo Domenici.

È un libro che piacerà ai nostalgici, quelli che rimpiangono una politica che non c’è più….

"Penso di sì, il libro è anche intriso di nostalgia, però nel libro si sostiene che la nostalgia può essere un sentimento che alimenta una visione critica".

Cosa la preoccupa maggiormente?

"Siamo lanciati in una corsa folle che nessuno sembra in grado di arrestare: poche persone avranno il controllo del pianeta, che sarà sfruttato fino all’ultima goccia, i super ricchi che stanno impadronendosi del mondo, basta vedere Musk e il suo ruolo nell’elezione di Trump".

Comunista inquieto, perché?

"Non si può essere comunisti quieti dopo il 1989: il crollo del comunismo reale è stato un fatto di portata enorme. Penso che la questione del comunismo si riproporrà, pur non nei termini del passato, perché le contraddizioni di questo modo di vivere sono davvero esplosive e non sono risolte dai palliativi oggi in campo, come la rivendicazione dei diritti di inclusione, le pari opportunità, tutte cose bellissime che la sinistra di oggi cerca di praticare, ma che non parlano a una quantità sterminata di persone e alla grande massa dei lavoratori. Occorre una logica più comunitaria, più sociale, per questo mi definisco ‘comunista inquieto’, anche con un pizzico di polemica nei confronti della sinistra attuale".

Paolo Guidotti