"Noi, artigiani senza aiuti. Per colpa di un codice"

L’appello social dei piccoli imprenditori, esclusi dai ristori del governo. "Decreto ingiusto: lavoriamo solo sulla carta, abbiamo bisogno dei contributi"

Simone Marradi, gestore di una lavanderia a Sesto Fiorentino

Simone Marradi, gestore di una lavanderia a Sesto Fiorentino

Firenze, 26 novembre 2020 - Figli di un Codice Ateco se non minore sicuramente ‘sbagliato’. Sono tutte le piccole imprese non inserite dal Governo nella lista che dà accesso ai contributi a fondo perduto per l’emergenza Covid-19 e che quindi, almeno fino a nuove disposizioni, non potranno godere dei ristori concessi ad altre aziende, col codice Ateco evidentemente giusto. Eppure una disparità basata sui codici che classificano le attività economiche non dovrebbe avere senso visto che, in pratica, non c’è una filiera che non sia stata colpita, in maniera più o meno forte dalla pandemia.

Perciò è scattata la campagna di comunicazione lanciata da Cna "Colpevole di Ateco sbagliato" i cui protagonisti sono alcuni imprenditori che ci mettono la faccia, incarnando le richieste di tanti colleghi. Uno di questi ‘testimonial per caso’, Simone Marradi, gestisce una lavanderia a Sesto: "La nostra - racconta - è un’impresa familiare, abbiamo una lavanderia tradizionale e un self service nel quartiere di Quinto Basso e un recapito per il ritiro e un punto stiro vicino al Campo sportivo. Col lockdown prima e ora con la zona rossa, c’è stato un calo di fatturato perché sono diminuiti gli ordini da alberghi e ristoranti oltre che da clienti privati". Da qui la scelta di Simone di far conoscere la sua storia per sottolineare le incongruenze: "Il decreto ristori - continua - inserisce nella lista le lavanderie industriali ritenendo, giustamente, che con la chiusura degli alberghi abbiano avuto un calo di fatturato ma anche noi abbiamo fra i clienti hotel, B&B e estetiste che hanno dovuto chiudere. Non si capisce perché non possiamo accedere ai contributi".

Il pressing attuato da Cna sul Governo i punta a far riconoscere i contributi a ogni tipologia di imprese in base a tangibili dati economici e non a un codice e i primi risultati già si vedono: "Siamo riusciti a far inserire nei decreti tante categorie come lavanderie industriali, fotografi, pizzerie a taglio, rosticcerie in prima battuta escluse" spiega Marcello Gori presidente Cna Piana fiorentina. "La scelta più opportuna è la concessione del fondo perduto a ogni impresa", aggiunge Giacomo Cioni, presidente Cna Firenze metropolitana. "I decreti che si susseguono sembrano solo toppe", il pensiero di Paolo Conti, imprenditore meccanica di Campi. E ancora: "L’autoriparazione lavora ma solo sulla carta - dice Raniero Vettori, imprenditore autoriparazione a Sesto - Il fatturato è diminuito, ma per noi nessun ristoro".

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