GIOVANNI SPANO
Cronaca

Bufera su Chiantibanca, 19 indagati

Toscana, svolta nell’inchiesta: sotto accusa i vertici dell’istituto nel biennio 2015-2016

Un'assemblea dei soci (foto d'archivio)

Firenze, 10 luglio 2019 - L'indagine del procuratore aggiunto Luca Turco e del sostituto Giuseppe Ledda su ChiantiBanca è conclusa e i due inquirenti hanno inviato a 19 indagati l’avviso di conclusione della stessa cominciata dopo un esposto in procura presentato (marzo 2017) dall’organismo di vigilanza interno alla banca, sede a San Casciano.

False comunicazioni sociali e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (Bankitalia) le accuse a direttore generale, presidente, membri del Cda, e collegio sindacale all’epoca dei fatti contestati (2015-2016). Accuse estese ad alcuni funzionari. Coinvolti Andrea Bianchi ex Dg, Claudio Corsi già presidente, l’ex vice del Cda Carla Lombardi e il vice vicario Stefano Mecocci. Quali membri del CdA Aldemaro Becattini, Niccolò Calamai, Luigi Ferri, Mauro Fusi, Leonardo Viciani, Claudio Tongiani, Vasco Galgani, Andrea Casini. Poi i sindaci: Enzo Barbucci, presidente del collegio sindacale, Fabrizio Fusi e Marco Galletti quali componenti. E i funzionari dipendenti presso la direzione generale a San Casciano: Diego Landi, responsabile segreteria e affari generali; Alessandro Barbato, responsabile del risk management; Federica Paoletti, responsabile ufficio internal audit; e Filippo Capaccioli, responsabile area finanza.

Tre le presunte irregolarità rilevate dai pm, la modalità di classificazione del «Btp 2046», acquistato per un valore nominale di 100 milioni (30 marzo-1 aprile 2015) come attività finanziaria Afs (available for sale, ‘disponibile per la vendita’): titoli che la banca intende vendere prima della scadenza. E invece, secondo le accuse riclassificato, in modo retroattivo, tramite modifica dei verbali come attività finanziaria Htm (held to maturity, da portare a scadenza), che la banca non vende prima, con un valore di 126.436.000 euro. Secondo la procura questa modifica non poteva essere fatta e i vertici dell’istituto avrebbero proceduto in tal senso traendo in inganno soci e pubblico. Perché? Per nascondere le condizioni patrimoniali della banca.

Contestata poi la deduzione dal patrimonio di un negativo di 22,6 milioni derivante dalle perdite subite dal ‘famigerato’ Btp 2046. Contestata la contabilizzazione di mezzi propri superiori ai reali (228 milioni anziché 210) e l’omissione in bilancio delle posizioni di clienti ‘in sofferenza’. La condotta illecita tenuta anche verso Bankitalia, con l’invio di comunicazioni non veritiere tra il 2° trimestre 2015 e il 2° 2016. Anche in un incontro nella filiale di Firenze di Palazzo Koch.

La svolta giudiziaria sugli ex vertici dopo una lunga contesa senza esclusione di colpi, impugnazioni, diffide, esposti, ispezioni. Indagini. ChiantiBanca è ripartita grazie al solido presidio territoriale; alla diversificazione del rischio, la riduzione dei crediti in sofferenza; il credito orientato a privati e PMI. E l’ingresso in Iccrea (Istituto Centrale delle Casse Rurali ed Artigiane).