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C’era una volta Bellariva . Addio botteghe di vicinato: "La gente? Sta in casa al pc"

Via Quintino Sella e via Francesco De Sanctis, prima periferia, un incrocio sempre transitato, nel quartiere borghese di Bellariva. Eppure...

Via Quintino Sella e via Francesco De Sanctis, prima periferia, un incrocio sempre transitato, nel quartiere borghese di Bellariva. Eppure anche qui sta cambiando. "Tutto sta cambiando, non c’è più nulla qui, non lo riconosco più", scuote il capo un anziano in via Sella. "Peggio di così non può andare – fa eco il gioielliere Paolo Cosi, sull’uscio – Non passa più un cane. C’è degrado, la gente si chiude in casa al pc e alla tv. Le attività commerciali chiudono: lì c’era un pizza a taglio, lì la Rifle, lì un’impresa di pulizie, lì il fornaio – indica bandoni chiusi – Mancano i negozi di generi alimentari, che fanno uscire la gente a piedi: se vuoi due braciole devi andare al supermercato in macchina. Gli unici che continuano ad aprire, gli stranieri: se devi rifarti le unghie, ci sono tutti i cinesi che vuoi. Siamo al limite della sopravvivenza, noi ce la facciamo ancora perché abbiamo la pensione e non ci sono figli da crescere. Sono qui dall’80, era tutto un altro pianeta. C’era ceto medio-alto, si lavorava tutti. Il Ganzaroli era un’istituzione, ci venivano da tutta Firenze. Ora guardano il prodotto poi lo comprano su internet a un paio d’euro meno. Si vedono gli anziani a raccattare e fumare le cicche, o con la testa nei cassonetti, è segno di malessere. Abbiamo smesso di dare le buste con il logo, perché già due clienti sono state scippate".

"Il prossimo anno festeggeremo settant’anni – dice Cinzia Guarnieri del bar Dolcemania – Lo fondò mio nonno come drogheria, nel tempo ci siamo specializzati in dolciumi per reggere al primo grande cambiamento nel commercio, la Gdo; per sopravvivere bisogna adattarsi ai mutamenti, specializzarsi, avere cura del cliente. Qui c’erano macellerie, ortofrutta, panifici... tutti chiusi. Anche l’edicola, per comprare un giornale bisogna arrivare in via Aretina. C’era il Ccn e vorremmo rilanciarlo, facevamo le luminarie e tante altre iniziative, ma è andato a morire insieme alle botteghe. Il Comune quest’anno non ha messo neanche le luci all’albero alla rotonda".

"Qui si sta ancora molto bene, ma rispetto a venticinque anni fa quando sono arrivata è molto cambiata – commenta Lisa Gori, residente – Prima c’erano più negozi di vicinato: la rosticceria, l’alimentari, l’abbigliamento bimbi... Ora è anche più sporco, ma questo è colpa della gente più incivile".

Più vitale, ma cambiata anche la perpendicolare via De Sanctis: "Si inaugurò nel ’65 con una maxifesta in strada... prova a farlo oggi. E dopo pochi mesi arrivò l’alluvione – ricorda il carrozziere Marcello Mammoli – Prima c’erano il vinaio, il pollaiolo, il pescivendolo, tante botteghe di vicinato; qualcosa ha riaperto, ma è peggiorata la situazione". C’è anche chi ha deciso di investire qui, come l’abbigliamento Claset: "Abbiamo aperto a maggio – spiega Claudia – Dal covid la gente si è abituata a comprare online, per cui curiamo molto sito e social e qui ritirano il prodotto. Abbiamo scelto via de Sanctis perché ci serviva un luogo che ci facesse da ufficio per gestire i social ma al contempo dove poter esporre i capi".

Carlo Casini