di Carlo Casini
Pare si sia arrivati a una soluzione – quantomeno temporanea – per la famiglia di origine marocchina sfrattata lo scorso 8 giugno dalle case popolari di via Canova per morosità e reiterate violazioni al regolamento condominiale.
Nezha, dopo essere stata espulsa dall’appartamento dove abitava con i cinque figli (di cui due minori e la nipotina di due anni), per una settimana ha vissuto e dormito sotto i portici condominiali per protesta contro lo sfratto e soprattutto per la paura di essere separata dai figli insieme a due dei maggiorenni e alcuni manifestanti intervenuti in loro solidarietà.
Diviso il vicinato: una parte ha portato provviste e mostrato affetto alla famiglia; mentre una parte ha plauso allo sfratto perché la convivenza sarebbe stata difficile.
Mercoledì, poi un colpo di scena: due dei figli maggiorenni, si sono reintrodotti nell’appartamento rioccupandolo e asserragliandosi dentro. Immediatamente sono intervenute le forze dell’ordine: polizia, carabinieri, polizia municipale, supportate da vigili del fuoco e 118. Poi sono arrivati anche i servizi sociali del Comune per trovare una mediazione e rendere l’appartamento nella legittima proprietà di Casa Spa.
Nella serata non sono mancati momenti di forte tensione, come un tafferuglio tra alcuni manifestanti e la polizia, scoppiato perché alcuni ragazzi hanno tentato il contatto con gli agenti. Verso le 2, poi, è stato deciso di rimandare l’intervento alla mattina, perché un tentativo di sfratto in quel momento avrebbe potuto pregiudicare l’ordine pubblico.
Intorno alle 10 infatti sono tornati polizia e carabinieri, e poco dopo i servizi sociali, la Municipale e il presidente di Quartiere 4 Mirko Dormentoni. È stata proposta una soluzione, che pareva fosse stata accettata da parte della famiglia: i fratelli più grandi in una struttura del centro fiorentino, anche se i maschi adulti andrebbero in un locale e le femmine con i minori in un altro. La madre e la bambina più piccola, invece, in una struttura diversa. A tarda sera però, nessun componente della famiglia si è presentato presso le strutture individuate.
Nezha, a detta della famiglia, per timore che le venga levata la bimba, sarebbe andata in Marocco per affidarla a dei familiari, intenzionata a tornare oggi, ma il fatto non è comprovato. C’è poi il problema del cane, da cui i cinque fratelli non si vogliono separare: motivo per cui probabilmente uno dei maggiorenni non accetterà l’accoglienza proposta e continuerà ad accudirlo.
E stata quindi nuovamente rifiutata la soluzione che i servizi sociali e il Quartiere avevano proposto fin dall’inizio..
"Ci sono voluti otto giorni di lotte per vedere le istituzioni locali sul posto – hanno detto i consiglieri Spc Antonella Bundu e Dmtrji Palagi, che dall’inizio si sono recati giorno e notte sul luogo – Questa è una famiglia, ma ce ne sono molte in queste condizioni: deve essere data una risposta strutturale. Non si possono lasciare minori e persone per strada contro la loro volontà. Ufficialmente è iniziato tutto per morosità, ma chiederemo che in aula sia chiarito quali siano le altre questioni".
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