ANDREA MUCCI
Cronaca

Caritas, non solo un pasto caldo ma anche l'accoglienza

L’intervista a Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana di Firenze

Mensa Caritas

Firenze, 29 dicembre 2021 – L’anno che a brevissimo ci lasceremo alle spalle ha visto tantissimi cittadini in difficoltà non solo dal punto di vista della salute e della sicurezza, ma anche da quello lavorativo ed economico. Come viene salutato alla mensa della Caritas il 2021 e quali sono le aspettative per il futuro? Lo abbiamo chiesto a Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana di Firenze.

Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze
Riccardo Bonechi, direttore Caritas Firenze

Quale Capodanno in questo tempo di Covid alla mensa della Caritas diocesana?

“Indubbiamente i riscontri sono ancora abbastanza incerti. In via Baracca è ripresa, ormai da qualche mese, una distribuzione dei pasti a sedere con il dovuto distanziamento e con il super green pass che ciascun ospite deve avere. In questa mensa quotidianamente abbiamo circa settanta, ottanta persone. Vi sono poi coloro che per tanti motivi preferiscono ancora il kit, ossia il sacchetto con il cibo della giornata consegnato dai volontari – un’ottantina, cento persone - della mensa stessa”.

Bonechi spiega che la mensa di via Baracca insieme a quella di via Corelli prepara anche i pasti per la cena nelle strutture e per le sette mense diffuse in tutto il territorio, gestite in convenzione con il Comune di Firenze tramite la Fondazione Solidarietà Caritas. Si riscontra purtroppo - come confermato anche dall’ultimo report Caritas, uscito il giorno prima di Natale – un aumento delle richieste di cibo e di alimenti, sia per la fruizione delle mense che per la domanda di pacchi alimentari: il numero delle persone che si rivolgono a Caritas è in crescita.

Cosa vi chiedono?

“Non hanno soltanto bisogno del pacco alimentare in sé e per sé, ma si trovano in forte difficoltà a causa dell’emergenza lavorativa e anche abitativa”.

Caritas ha attivato ‘borse lavoro’, ma aiuta anche persone in difficoltà quanto all’emergenza abitativa.

“Ci troviamo anche a pagare tante bollette e soprattutto affitti morosi che rischiano decreti ingiuntivi o sfratti. Un problema non nasce mai da solo, ma è concatenato ad altri e anche l’emergenza alimentare deriva da un insieme di fattori come il rincaro di luce, gas e affitti che tendono a non essere calmierati e talvolta non giustificati”.

Dunque?

“Si tratta talvolta di sfratti che, nei limiti del possibile, cerchiamo di evitare pagando noi delle cifre che poi possono - se ce ne saranno le condizioni - essere anche eventualmente rimborsate a Caritas da famiglie che, ritrovato il lavoro, si fanno promotrici dell’aiuto di chi ha ancora bisogno”.

Quante richieste avete per far fronte agli affitti e quanto sostegno riceve su questo fronte Caritas?

“La percentuale delle persone che si rivolgono a noi per il pagamento degli affitti si aggira intorno al 40-45%. Nel primo lockdown del 2021 e in questo periodo natalizio le donazioni ci sono state, soprattutto sotto forma di pacchi alla mensa di via Baracca, ma in verità riscontriamo che le offerte sono calate”.

In che senso?

“In effetti c’è tanto bisogno e ci sono anche tante altre associazioni da aiutare, ma Caritas quest’anno ha visto diminuire buona parte delle offerte di regola ricevute; sappiamo però che la nostra realtà è viva e presente nella mente e nel cuore di tante persone che ci aiutano ad andare avanti”.

 Bonechi precisa che Caritas ha potuto usufruire nel periodo pre-lockdown e negli anni precedenti del recupero del 30-35% delle somme erogate, tramite un fondo della Regione Toscana di oltre settecentomila euro. “Stiamo lavorando – ha aggiunto – perché la Regione possa mettere a disposizione un nuovo plafond per ovviare agli attuali deficit”.

In quest’ultimo anno com’è cambiato il servizio offerto dalla Caritas?

“L’organizzazione si è potenziata tramite l’apporto di tanti volontari, anche giovani, cui viene fatto un corso preparatorio non tanto di formazione quanto di messa a disposizione delle esperienze lavorative o professionali che ciascuno di noi può apportare”.

Dunque?

“Tanti sono anche i volontari che, raggiunta l’età pensionabile, con le possibilità di uscita anticipata offerte dal governo, si sono messi a disposizione di Caritas per molti servizi: nelle mense, nelle case famiglia, per aiuto alle donne sole con bambini. Ci sono tante realtà: c’è addirittura chi ci aiuta a tenere aggiornato il sistema informatico della ‘Conferenza Episcopale Toscana’, che raccoglie tutte le informazioni che i centri d’ascolto Caritas presenti sul territorio offrono”.

In che modo?

“Noi dobbiamo censire e conoscere tutte le persone che si rivolgono a Caritas per poter dare un contributo in maniera equa a tutti senza ripetere più volte le donazioni su tutto il territorio toscano, nelle diciassette diocesi”.

Quali i passi avanti sul tema dei servizi?

“Grazie al volontariato abbiamo potenziato tanti servizi a seguito della crescita delle richieste. Cerchiamo di essere presenti sul territorio con il nostro centro di ascolto diocesano di via Faentina e con tanti altri presenti su tutta la rete diocesana”.

Negli ultimi due anni, durante il lockdown Caritas ha dovuto “per forza di cose” rispettare le regole imposte dal distanziamento e turnare la presenza delle persone che si rivolgevano ai centri d’ascolto. Rispetto al marzo scorso i volontari sono aumentati all’incirca del 15-20%, anche grazie al servizio civile che ha messo a disposizione dei centri Caritas una trentina di giovani.

I servizi offerti da Caritas?

“Non vi sono solo le mense. In questi giorni sta ultimandosi un intervento di sostegno psicologico. Il progetto ‘In Ascolto’, partito dal marzo 2021, è stato fatto con Caritas italiana e con i fondi dell’8x1000 della Cei per intercettare quelle persone che, a causa della pandemia, sono rimaste isolate, bloccate, non solo da un punto di vista lavorativo, chiuse in casa e per le quali talvolta c’è stato bisogno di confronto e di ascolto”.

Questo progetto ha visto il coinvolgimento di una trentina di famiglie che hanno avuto la possibilità di confrontarsi con professionisti di livello per un momento di ascolto. Desmond Tutu diceva: “quando vede i poveri a pranzo, Dio sorride”. Che significato ha per chi è in difficoltà avere il dono di un pasto caldo e del calore che lo circonda?

“Al di là del pasto caldo, credo che il sorriso, l’accoglienza, l’essere accolti e considerati, l’aver cura di chi ha cura, sia la cosa più importante. Abbiamo avuto un’esperienza nel giorno di Natale con la messa diffusa in San Francesco Poverino e in Piazza Santissima Annunziata. Abbiamo collaborato con la Comunità di Sant’Egidio che ha offerto i pasti non solo in Piazza Santissima Annunziata, ma anche alla struttura di Spazio Reale che fa capo all’Arcidiocesi di Firenze. Qui si sono ritrovate più di cinquecento, seicento persone. La vicinanza all’altro è importante. I poveri - figure cui il Papa ha fatto riferimento il 14 novembre nella V ‘Giornata del Povero’ - ci saranno sempre, sta a noi accoglierli e successivamente integrarli nella comunità civile e nazionale, perché nessuno si può scordare di chi ha più bisogno tutti i giorni: questo è fondamentale”.

La mensa della Caritas svolge varie funzioni: non solo quella di fornire cibo; è uno strumento unico per far incontrare persone e comprenderne i bisogni. Oggi è sufficiente l’aiuto che avete in persone e mezzi per affrontare le richieste che arrivano?

“Dobbiamo fare di tutto perché questi mezzi vengano reperiti e trovati: noi andiamo avanti con i fondi dell’8x1000 ordinario da parte della Cei e con le donazioni dei privati. Basta visitare il nostro sito per conoscere tutto il nostro operato; le offerte e sostegni sono sempre ben graditi e soprattutto non verranno certamente sprecati.”

Ad esempio?

“Parlavo delle borse lavoro, ma anche dell’accoglienza. Abbiamo anche un’area internazionale con cui siamo vicini ai profughi, a coloro che provengono da realtà lontane e che hanno impegni emergenti. L’appello che rivolgiamo durante queste festività natalizie è quello di poterci dare sostegni ancora maggiori. Come ha ricordato il vescovo padre Paolo Bizzeti, un grande problema che ci riguarda è quello dei profughi afghani che vanno in Turchia”.

Caritas ha il suo ramo internazionale che anche a Roma la sostiene per aver ben presente tutta l’umanità.

“Non bisogna guardare né a Firenze né all’Italia né all’Europa, ma alla vicinanza, al respirare un clima che possa dare più dignità alle singole persone”.

Ricordiamo infine un altro progetto interessante di Caritas: ‘Perché niente vada perduto’, che il 5 febbraio 2022 promuoverà un’’iniziativa che vedrà coinvolte anche alcune scuole. Il progetto va avanti in seno alla Caritas fiorentina dove tutto il cibo non sfruttato a dovere tramite la Mercafir o il Banco Alimentare viene donato alla mensa diocesana di via Baracca viene stoccato e distribuito da tanti volontari alle parrocchie che ne hanno bisogno. “Siamo ben consci e fieri di questo progetto – conclude Bonechi – e il ringraziamento va alle persone che lo hanno creato, sostenuto e che a tutt’oggi lo stanno portando avanti con lodevole riguardo e con una piena realizzazione”.