Il dramma Sollicciano, freddo e scarafaggi. Parla il cappellano: "E’ solo luogo di pena"

L’inferno dietro le sbarre nelle parole di don Vincenzo, 20 anni in prima linea. "L’inadeguatezza del carcere è uno dei problemi maggiori. Suicidi, autolesionismo e aggressioni: così non c’è reinserimento"

Il carcere di Sollicciano

Il carcere di Sollicciano

Firenze, 28 dicembre 2022 - "Le condizioni del carcere non sono accettabili, le cimici e gli scarafaggi infestano la struttura, fa freddo d'inverno e caldissimo d’estate, nel corso dell’anno ci sono stati suicidi, atti di autolesionismo, e aggressioni al personale", racconta don Vincenzo Russo, cappellano del carcere di ollicciano .

"L’inadeguatezza strutturale è uno dei problemi maggiori; c’è un forte degrado ambientale e la condizione di emarginazione sociale, influisce negativamente sulle condizioni psicologiche dell’individuo", conclude. Le condizioni della prigione, secondo il cappellano sono drammatiche.

Don Vincenzo, come è la situazione a Sollicciano?

"La situazione non è semplice, la solitudine domina la struttura e le persone vivono una condizione di abbandono e di indifferenza sociale. Sono soli prima di entrare, sono soli dentro, e sono soli quando escono. Nel carcere si percepisce la sofferenza stampata sui loro volti".

Quanto diventa importanteun aiuto spirituale per i detenuti?

"Un aiuto per queste persone è di fondamentale importanza, indipendentemente dalla religione in cui credono. Hanno bisogno di qualcuno stia loro vicino e che provi a dare loro voce. Sono persone sole che hanno la necessità di parlare e di sentirsi ascoltati. Serve qualcuno che senta le loro storie, che dia loro conforto e non li faccia sentire abbandonati".

In queste condizioni la funzione rieducativa della detenzione viene meno?

"Sollicciano è più il luogo della pena che il luogo della reintegrazione. Se i detenuti vengono messi in condizioni umane, se vengono accompagnati e se viene data loro dignità spesso tornano a “camminare da soli”. Purtroppo dentro Sollicciano vedo solo un forte stato di abbandono ".

Cosa si può fare per migliorare la situazione?

"Bisogna fare una grande riflessione sulla prevenzione; i detenuti vengono da una condizione di povertà estrema, sono persone che non hanno punti di riferimento ed il carcere aumenta il loro senso isolamento. Anche la tossicodipendenza è un elemento distruttivo per questi individui. Sollicciano è diventato un contenitore di povertà".

Perché ha deciso di dare un sostegno a queste persone?

"La mia presenza nel carcere nasce da una scelta personale che ha un’origine molto chiara: il Vangelo. Dio da sempre sceglie i poveri ed è vicino a coloro che il mondo scarta, è quindi un mio dovere raggiungere i dimenticati l’aiuto è diretto a tutti, indipendentemente dalla religione in cui credono".

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro