Firenze, 29 agosto 2023 - Aumentano gli episodi di violenza da parte di ragazzi molto giovani, spesso adolescenti, contro persone più fragili e anche contro gli animali. Ultimo episodio delle cronache è avvenuto ad Anagni: una capretta è stata uccisa a calci da un gruppo di 18enni durante una festa. Le sevizie sono state filmate e divulgate tra le risate. Neanche un mese fa, alcuni giovani avevano preso di mira Pepe, un pony che fa pet therapy a Castagneto Carducci (Li): gli hanno tagliato e rubato criniera e coda. Per non parlare dei tanti, troppi, crescenti casi di abbandono di animali domestici talvolta abbinati a violenza, maltrattamento, trascuratezza.
Che succede ai questi giovani? Perché nell’età che dovrebbe essere bella e spensierata, magari in famiglie agiate a cui non manca niente, si commettono crimini e violenze gratuite?
"La violenza esteriore può essere un modo per manifestare una debolezza interiore - sottolinea la dottoressa fiorentina Francesca Mugnai, psicologa, filosofa ed esperta di interventi assistiti con gli animali -. C’è talmente tanta rabbia, senso di impotenza, frustrazione in sé, che si scatena contro i più deboli, contro coloro che non possono reagire e in tal senso ci fanno sentire superiori, forti. Quella forza che dentro di sé non c’è. Tanti episodi di bullismo e di violenza sugli animali che ho visto come psicologa che si occupa di famiglie, nascono proprio dentro le mura domestiche. Siamo degli sconosciuti all’interno delle nostre stesse famiglie". Questi episodi, dice, non vanno sottovalutati: in altri Paesi, come gli Usa, chi commette atti del genere contro gli animali, viene segnalato come persona potenzialmente pericolosa, comunque attenzionata e a rischio di violenza anche di genere.
"Manca un campo emozionale dentro le famiglie - evidenzia Mugnai -: manca una condivisione di sentimenti oltre quella degli spazi. In questo l’animale può far tanto: diventa un invito alle tenerezze condivise e alla sensibilità. Crea in maniera spontanea una “relazione gentile”, apre una breccia di dialogo non verbale con la persona e tra persone grazie alla sua presenza non giudicante o invadente". Ma proprio in quanto tale, in quanto “stimolatore di gentilezza e di dialogo”, può diventare oggetto di disprezzo, “far paura” per le emozioni che stimola e che non si sanno gestire pubblicamente.
Come prevenire? Come aiutare? "Bisogna partire dalla sofferenza del soggetto e del sistema familiare, costruendo interventi anche a carattere domiciliare, proprio per agganciare la relazione e per permettere interventi anche di tipo psicoeducazionale. La solitudine e il silenzio spesso diventano strumento contro il senso di vergogna e inadeguatezza. Un rifugio da cui uscire attraverso un legame terapeutico, magari proprio in presenza di un animale, dando la possibilità di costruire un’alleanza graduale, ma costante. La cura, l’accudimento, possono essere mezzi per ricucire un rapporto con il mondo. L’equipe deve riuscire a coinvolgere tutto il mondo attorno al giovane. Importante è l’alleanza con il nucleo familiare, a partire dai genitori che vanno ascoltati attentamente e aiutati a ripercorrere la storia di questi ragazzi, sottolineando la differenza tra periodo critico e di crescita e invece una vera e propria patologia, con caratteristiche psico-comportamentali ben chiare".