La guerra delle protesi: "Solo un bluff pubblicitario, nel mondo ci ridono dietro"

Trapianto di Torino: il luminare Capanna all’attacco

Il professor Rodolfo Capanna, primario di Ortopedia oncologica e ricostruttiva al Cto di Firenze

Il professor Rodolfo Capanna, primario di Ortopedia oncologica e ricostruttiva al Cto di Firenze

Firenze, 27 febbraio 2015 - LA GUERRA delle protesi. Il professor Rodolfo Capanna, primario di Ortopedia oncologica e ricostruttiva al Cto di Firenze e presidente Siot (la Società italiana di ortopedia e traumatologia), un luminare assoluto nel settore, contesta il record attribuito al trapianto di bacino effettuato su un paziente diciottenne al Cto di Torino, una notizia che in poche ore ha fatto il giro d’Italia veicolata da tutti i mezzi d’informazione. «Siamo sconcertati, non possiamo accettare una bufala di questo tipo che rischia di farci perdere credibilità scientifica a livello internazionale: si tratta solo di un grande spot per sdoganare l’utilizzo di protesi che costano fino a 40mila euro», spiega il professore in difesa della comunità scientifica italiana, affiancato nella sua battaglia dai direttori dei centri di ortopedia onocologica e ricostruttiva Primo Daolio del Gaetano Pini di Milano, David Donati del Rizzoli di Bologna, Roberto Biagini del Regina Elena di Roma.

Professore, chi ha ideato la protesi e chi ha eseguito l’intervento dice che si tratta del primo caso al mondo di impianto di una protesi americana realizzata in titanio con rivestimenti in tantalio.

«Innanzitutto bisogna dire che l’asportazione di un emibacino per tumore si è cominciata a fare alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti con il professor Henneking: una tecnica poi introdotta agli inizi degli anni Settanta in Italia, al Rizzoli di Bologna, dal professor Mario Campanacci».

Quindi non è il primo trapianto al mondo? Non è innovativa neppure la lega di metalli?

«Attualmente vari centri italiani eseguono questo tipo di chirurgia, tra cui quelli di Milano, Bologna, Firenze e Roma. In particolare noi al Cto di Firenze siamo quelli che ne fanno di più».

Si è trattato di un lunghissimo intervento, durato quasi dodici ore.

«Noi contestiamo anche questa pubblicità da chirurgia eroica, con 12 ore di sala operatoria e multiequipe al lavoro. Perché nei centri di maggior esperienza, questi tempi sono ormai dimezzati. Il fatto che ci abbiano messo così tanto dimostra la loro inesperienza nel settore: hanno cominciato da poco».

Dunque niente di innovativo.

«Negli anni Settanta e Ottanta le ricostruzioni erano meno ambiziose, dagli anni Novanta la tendenza è stata quella di ricostruire con protoesi metalliche in lega di titanio o cromocobalto fatte su misura, oppure tramite trapianti massivi di banca, cioè da donatori di organi e tessuti».

Eppure si sostiene che questo materiale sia stato utilizzato per la prima volta al mondo e che dia risultati strabilianti.

«Il materiale ‘trabecular metal’, americano, è in uso da almeno quattro-cinque anni nella protesica standard».

Dicono che questo metallo (con leghe nuove) favorisca l’integrazione con l’osso ricevente, facilitando la ripresa della funzionalità dell’arto. Meglio del trappianto di osso?

«Loro hanno presentato l’intervento il giorno successivo all’operazione. Anche questo è scorretto. Non sappiamo se ci saranno problemi. La protesi metallica è la ricostruzione più frequente negli ultimi vent’anni sia in Germania sia in Inghilterra dove mancano le banche dell’osso. Mentre noi in Italia e anche in Spagna, Francia e nei paesi dell’Est si preferisce eseseguire, dove possibile, le ricostruzioni con trapianti massivi di banca: l’osso ha una performance superiore. È dimostrato da lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali. Io perdonalmente ho effettuato più di un centinaio di resezioni del bacino con oltre 60 trapianti massivi di cui 33 pubblicati nel 2012 con follow up a tre anni con ottimi risultati funzionali».

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