
Giuseppe Pagano, Priore di Santo Spirito
Firenze, 28 febbraio 2020 - "Preferisco parlare solo con il sovrintendente a questo punto, perché mi sembra che qualsiasi cosa io dica venga strumentalizzata". Padre Giuseppe Pagano, il Priore della comunità agostiniana che si occupa della cura della Basilica e del Convento di Santo Spirito, non nasconde l'amarezza per la piega che sembra aver preso il dibattito sulla 'cancellata antidegrado' a protezione del sagrato e della chiesa. "Il problema - dice Pagano - è che quei si tratta di proteggere un luogo di culto che è anche un monumento nazionale di straordinario interesse ed importanza. Buttarla sul degrado serve solo a confondere le acque: ho come l'impressione che chi lo fa non ha nemmeno mai messo piede nella Basilica" . "Io sono il primo a dire 'apriamo'- aggiunge il Priore, ma aprire non vuol dire dare il permesso a tutti di fare quel che vogliono".
E poi c'è la questione di una politica che sembra utilizzare pesi e misure differenti a seconda delle diverse zone della città. Ad esempio, in Sant'Ambrogio, via dell'Ortone verrà chiusa da una cancellata all'ingresso ed all'uscita, proprio per gli stessi motivi: degrado, spaccio, schiamazzi. Perché allora una strada sì ed una Chiesa no? Perché lì sono certi interessi a volerlo, mentre in Santo Spirito gli stessi interessi preferiscono che tutto rimanga così com'è?
"Non entro in questa polemica -chiosa Pagano-. Dico solo che per noi il sagrato richiama certi valori, per altri evidentemente richiama il diritto alla cagnara ed a fare baldoria". "Vorrei far capire che non è una mia battaglia personale contro l'amministrazione o contro la soprintendenza: è la battaglia di una comunità, quella agostiniana, che, per quanto piccola, chiede di essere rispettata nei propri valori e, perché no, nella propria fede".
E a chi obietta che i frati potrebbero fare di più? "Avessimo 30 anni in meno forse avremmo altre risorse, anche mentali" dice Pagano. Che conclude: "siamo consapevoli dei nostri limiti. Tuttavia noi abbiamo un'altra preoccupazione che, con molta sincerità, non riusciamo ad affrontare: la vita delle persone sul sagrato. Vite senza dignità, sesso dedite a dipendenze che non aiutano ad essere persone. Le presenze sul sagrato non possono diventare baracconate da circo. E allora la domanda che tutti dobbiamo farci è: quali scelte possiamo fare, come società, per riscattarli da una situazione di schiavitù? Questo per noi è il tema".