Campi, l’altra alluvione del’91: "Un boato e arrivò il Bisenzio"

Miliardi di danni, 1.200 auto distrutte e una vittima, Dina Nistri. I ricordi

Era venerdì 15 novembre 1991 e a Campi Bisenzio aveva piovuto tutto il giorno. All’epoca non esistevano bollettini d’allerta dell’amministrazione da divulgare tramite i social ma la gente aveva capito, sin dal pomeriggio, che la situazione era preoccupante. Alle 22,20 pioveva ancora a dirotto e un fiume di acqua iniziò a scendere da via Tipitapa verso il centro della città e la zona sud. Dalle abitazioni nelle vicinanze sentirono un boato: era l’argine del Bisenzio che si era spaccato e l’acqua iniziava a tracimare come una furia.

I muri delle villette di via Tipitapa e via Fornello furono sfondati dall’acqua e gli arredi finirono nei giardini. L’acqua continuò a scorrere, infilandosi in garage, cantine, negozi di via Siena, via Limite e poi nelle case a schiera di tutta l’area delle Poste sino alla fascia sud della città. In Comune si formò una unità di crisi e i gruppi di protezione civile delle associazioni, insieme al Genio Civile, avviarono le prime operazioni di soccorso. Fu allestito un punto di raccolta degli sfollati all’auditorium Rodari e iniziarono anche dei salvataggi particolari, alcuni con i vigili del fuoco di Prato: la famiglia rifugiata sul tetto, un uomo colpito da infarto, una donna che stava per partorire, un anziano conosciuto in paese come Gigione che abitava in via Cetino e da solo non sarebbe uscito vivo dalla sua casa a baiadera già piena d’acqua. Un’anziana di 83 anni, viveva in via Limite, e fu data subito per dispersa: la cercarono ma fu trovata morta la mattina dopo in giardino. Dina Nistri è stata l’unica vittima dell’alluvione di Campi. Il sabato mattina parte della città era spettrale, irriconoscibile, ricoperta di fango, sembrava un cimitero di auto distrutte e i materiali ormai inutilizzabili delle fabbriche erano accatastati nei piazzali. Ognuno cercava di pulire, con tanta forza di volontà. Il lunedì arrivarono i rinforzi con i vigili del fuoco provenienti da tutta la Toscana e da altre regioni, l’esercito, la polizia e tanti volontari: operai delle fabbriche, Scout, una cinquantina di studenti della Costa d’Avorio che arrivavano e ripartivano con i bus dell’Ataf. Il 21 novembre la giunta, guidata da Adriano Chini, fece un sommario bilancio complessivo dei danni: oltre 144 miliardi di lire così distribuiti: i danni al patrimonio delle famiglie ammontavano a 48 miliardi, quelli per le aziende, negozi e laboratori erano 55, poi 22 miliardi di danni al demanio pubblico e 20 per gli edifici privati. Le auto alluvionate furono oltre 1200. Grazie all’impegno del Comitato Alluvionati, presieduto da Antonio Esposito, il Comune ebbe un alleato per non far dimenticare la questione a livello governativo. L’alluvione del 1991 segnò l’avvio del risanamento idraulico del territorio di Campi.

M. Serena Quercioli