
Il. cofondatore e tastierista dei Subsonica Davide ’Boosta’ Dileo
"È un viaggio, come tutti i viaggi ha un suo diario al cui interno c’è la mia calligrafia, che è fatta di momenti più quieti, di riflessione e di esplosioni espressive". È Davide ’Boosta’ Dileo, classe 1974, il protagonista del prossimo atteso concerto di ’Tradizione in Movimento’. La rassegna, che il Musicus Concentus organizza con la Fondazione CR Firenze (mercoledì alle 21,15 in Sala Vanni di piazza del Carmine) vedrà l’eclettico cofondatore, tastierista e cardine dei Subsonica. Boosta in un’ora e un quarto con un pianoforte a coda e una postazione elettronica tesserà la trama dei brani di ’Soloist’, il suo nuovo album solista pubblicato da Sony Music.
Dileo, come ha organizzato il concerto?
"In questo viaggio senza soluzione di continuità, più o meno della lunghezza di un film, mi consento qualche deviazione. È come se fosse una lunga passeggiata che prende il tempo che si merita. Ogni tanto la faccio con un passo più affrettato, altre volte con un passo più lento, è una camminata libera, non è una corsa o una gara: è un momento per condividere le mie composizioni, con le persone, il loro silenzio, i loro pensieri".
Attraverso il pianoforte?
"È il principe degli strumenti per definizione, ma diventa una carta da scoprire, da appuntare, da modificare perché è molto versatile e sa regalare tante sorprese".
Soprattutto se unito all’elettronica?
"Consente al piano di trasformarsi in un iper strumento e ti dà la possibilità di fare dei viaggi che sono diversi. Non è una ricerca fine a se stessa. Ci sono tantissimi modi per giocare e accompagnarsi con un pianoforte e io cerco di esplorarli e di renderli funzionali al racconto".
Che musica ascolta?
"Dalla classica, alla sacra, da Stockhausen ad Arvo Pärt, a Satie. Mi piace anche il pop: amavo tantissimo gli Wham, il loro ’The Final’ è stato il primo disco che ho comprato a 14 anni. Mi piaceva anche Bon Jovi, ho amato il glam, il metal, il jazz. Come Subsonica non abbiamo poi mai creduto nelle barriere: quando ascolti qualcosa, lo metabolizzi, diventa parte di te, lo rielabori con una sensibilità che è la tua. La musica è uno strumento che ogni persona utilizza come meglio crede".
Che rapporto ha con l’arte e l’intelligenza artificiale?
"Lavoro come sound artist, come artista del suono e penso che la musica sia stata la primissima forma d’arte. L’uomo della preistoria ha usato le armi per mangiare, per cacciare il cibo e difendersi, gli strumenti musicali per comunicare, fare comunità. L’intelligenza artificiale è uno strumento potentissimo dipende come si usa".
Intanto a Torino ha creato Sonogramma?
"È uno spazio dedicato al suono, all’arte, alla tecnologia in cui vivo il suono in un’ottica spaziale cercando di giocare con qualunque elemento abbia a disposizione".
Che rapporto ha con Firenze?
"Ho tanti amici e passo sempre volentieri dalla vostra città. Ci sono venuto a suonare come dj, nei concerti con i Subsonica e come pianista. Firenze è come se mi desse ogni volta un’occasione nuova. E io l’ho sempre presa al volo e me la sono sempre goduta. Ci torno sempre molto volentieri, è bellissima, è una delle città d’elezione".