Firenze e la Biblioteca Nazionale: "Tra passato e futuro, custodiamo la storia d'Italia"

Intervista al direttore Luca Bellingeri: "Così siamo ripartiti dopo la pandemia"

Il direttore Bellingeri e uno scorcio della biblioteca

Il direttore Bellingeri e uno scorcio della biblioteca

Firenze, 25 febbraio 2022 - Affacciata sull’Arno è una delle più grandi biblioteche italiane ed europee con ricche collezioni, un fondo d’artista, un laboratorio di restauro ed oggi anche un’interessante mostra tutta da scoprire. Da sottolineare la cronica mancanza di personale che l’affligge e che mina la tutela del nostro patrimonio culturale. Parla il direttore della Biblioteca, Luca Bellingeri. 

La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze è uno dei gioielli della nostra città: quale la sua origine e le principali collezioni presenti?

“Nasce da due biblioteche molto diverse fra di loro come natura legate comunque alla città di Firenze e in generale al territorio toscano: la biblioteca Magliabechiana e la biblioteca Palatina. La prima di carattere privato, raccolta nel corso di una vita da Antonio Magliabechi, un erudito del ‘600 che ritenne di donarla all’uso pubblico alla sua morte. Accanto a questa abbiamo le raccolte provenienti da una biblioteca dinastica, la Biblioteca Palatina, che in due momenti diversi, dapprima nel ‘700 - ancora regnante l’ultima dinastia del Granduca Asburgo Lorena - e poi dopo l’Unità d’Italia” vennero ad integrare la biblioteca. “I due fondi originari dettero vita nel 1860 alla Biblioteca Nazionale, a cui nei centocinquant’anni successivi si sono aggiunti tutta una serie di fondi, in parte donati, in parte acquisiti e in gran parte derivanti dal fatto che questa biblioteca è stata la prima, dopo l’Unità, a godere del diritto di stampa o del deposito legale".

Cosa significa?

“Godere della disposizione normativa che prevede che tutto ciò che viene stampato nel territorio nazionale debba essere consegnato in una copia alla biblioteca di Firenze e successivamente dal 1880 anche alla Biblioteca Nazionale di Roma".

Quindi?

“Attraverso questo canale, teoricamente, alla Nazionale di Firenze dovrebbe trovarsi tutto ciò che è stato pubblicato dall’Unità d’Italia in avanti di qualunque genere: monografie, periodici, ma anche materiale così detto minore, quindi opuscoli, volantini, manifesti, programmi di sala del teatro e dei concerti. In realtà, non sempre quest’obbligo è stato pienamente rispettato, ma complessivamente si può dire che la stragrande maggioranza delle opere pubblicate in Italia da quando si è costituito il Regno d’Italia sono conservate nella biblioteca. A tutt’oggi la biblioteca ha un accrescimento di circa sessantamila titoli all’anno che concretamente – per dare un’idea anche visiva – significano che ogni anno la biblioteca ha necessità di un chilometro e seicento metri in più di depositi che servono – appunto – per conservare e raccogliere ciò che annualmente arriva attraverso il deposito legale".

La nostra biblioteca possiede un ‘fondo d’artista’ fra i più ricchi del mondo. Può parlarcene?

“Questo è uno di quei fondi che si sono venuti costituendo e arricchendo solo in anni relativamente recenti. Stiamo parlando di libri che sono in realtà vere e proprie opere d’arte, di grandi artisti italiani e stranieri, da Matisse a Duchamp, fino ad arrivare ai contemporanei come Nespolo e così via”.

Come è nato il fondo?

“Si è costituito alla fine del secolo scorso, a seguito di una mostra tenutasi alla Biblioteca Nazionale in seguito alla quale molti degli artisti espositori donarono le loro opere alla biblioteca. Pochi anni dopo quella mostra, il Ministero acquisì un’importante raccolta collezionistica privata di testi di questo genere, circa quattromila titoli, e la destinò alla Biblioteca Nazionale, proprio in virtù del fatto che qui si era tenuta quella mostra e che molti degli artisti avevano donato le loro opere alla biblioteca. Tuttora il fondo viene incrementato: è sicuramente l’unico di questo genere in Italia e uno dei pochissimi al mondo, vi si trovano delle vere e proprie opere d’arte che vanno al di là dell’oggetto libro, ma che hanno una valenza anche appunto di natura storico artistica".

La storia della biblioteca è strettamente legata a quella della città: dai danni subiti a seguito dell’alluvione del 1966 è nato un vero e proprio laboratorio di restauro tra i più prestigiosi d’Italia. Quale la concezione di restauro che lo anima?

“L’esperienza dell’alluvione portò alla costruzione di un laboratorio di restauro alla ‘Biblioteca Nazionale’ che rapidamente, vista l’esperienza acquisita con quell’evento, è diventato un punto di riferimento nazionale e internazionale, in particolare per quanto riguarda gli interventi per danni da acqua. Ancora oggi il laboratorio viene chiamato in causa laddove avvengano eventi metereologici straordinari, eccezionali, che provocano danni al materiale librario: è successo qualche anno fa con la Liguria, è successo due anni fa con Venezia quando ci fu quell’episodio dell’acqua alta eccezionale che allagò una parte dei depositi del Conservatorio di Venezia, danneggiando materiali poi affidati alle cure del nostro laboratorio di restauro. Il problema del laboratorio è quello di tutta la biblioteca: la mancanza di personale e quindi è in grave sofferenza, così come l’intera biblioteca. Un problema grave, che non ha avuto finora nessuna risposta: il nostro personale va diminuendo a vista d’occhio ed è sempre più insufficiente per svolgere i tanti compiti della biblioteca e in parte è stato fronteggiato ricorrendo a risorse esterne. Il laboratorio di restauro oggi è costituito da due persone” – sottolinea il direttore – “che chiaramente, quindi, non sono più in grado di fare se non sostanzialmente una piccola attività di restauro vero e proprio, che poi si rivolge essenzialmente ai nostri materiali. Le due persone rimaste nel nostro laboratorio ormai essenzialmente si dedicano da un lato alla ricerca, proprio per mantenere questo ruolo di eccellenza del laboratorio, e dall’altra alla diffusione delle conoscenze acquisite in questi decenni.”

Quali sono i principali servizi oggi offerti?

“Cerchiamo di offrire nel modo migliore possibile tutti i servizi che una grande biblioteca, nazionale, offre: servizi di consultazione in sede, di prestito a domicilio, di informazioni bibliografiche, di riproduzioni – oramai da molti anni solo digitali – per gli utenti fisici che hanno necessità di consultare le nostre raccolte. Vengono offerti anche una serie di servizi indiretti, alla comunità, e che abbracciano in primo luogo le altre biblioteche e poi i cittadini in genere. Tra i compiti fondamentali della Biblioteca Nazionale c’è quello di produrre due strumenti: uno è la bibliografia nazionale italiana, ossia la descrizione delle opere di maggior rilevanza – le monografie e i periodici – al massimo livello scientifico possibile, strumento che viene anche utilizzato dalle altre biblioteche per le loro attività di interrogazione. L’altro strumento offerto riguarda l’indicizzazione semantica, attraverso il soggettario, cioè l’elenco delle voci da adottare per la catalogazione del soggetto, guida anche per le altre biblioteche che dovessero catalogare in questa forma. Adesso, ormai da più di dieci anni, è stato pubblicato il nuovo soggettario, cioè una nuova edizione, un nuovo approccio anche all’ambito di indicizzazione semantica e proprio pochi giorni fa è stata pubblicata la seconda edizione del nuovo soggettario con il ‘Thesaurus’, la raccolta dei termini prescelti che costituisce uno strumento fondamentale soprattutto per gli utenti intermedi, cioè per tutte le altre biblioteche italiane che abbiano necessità di trattare i propri volumi dal punto di vista del soggetto, quindi della semantica. Un terzo servizio indiretto che la biblioteca offre ormai da alcuni anni è quello di garantire la conservazione a lungo periodo delle risorse digitali e quindi in attesa che venga fatta una modifica normativa che renda obbligatoria la consegna anche di questo tipo di risorse – ad oggi ancora su base solo volontaria – la biblioteca si preoccupa dell’aggiornamento tecnologico di queste in modo tale che anche fra anni o decenni possano essere consultate come avviene da sempre per le risorse cartacee, fisiche".

Quali le difficoltà incontrate dalla biblioteca e dai suoi fruitori durante la pandemia?

“Ringraziando il personale, credo che la ‘Biblioteca Nazionale’ sia stata forse la biblioteca che più e meglio ha risposto all’emergenza, nel senso che noi - come tutti - abbiamo dovuto chiudere i nostri servizi ai primi di marzo del 2020 lavorando da casa, ma non appena è stato possibile, il 20 maggio, abbiamo riaperto e già dal 2 giugno 2020 dato anche la possibilità di poter venire in biblioteca, con un orario ridotto e con un limitatissimo numero di posti a disposizione. Quindi a pochi mesi dall’inizio della pandemia abbiamo riaperto l’istituto a orario pieno con un ridotto numero di postazioni che, progressivamente, sono state ampliate. Oggi noi continuiamo a ricevere il pubblico su prenotazione, attraverso il sistema informatico, garantendo all’utenza un numero complessivo di duecentosettanta postazioni al giorno divise in due turni.”

Sono sempre garantite le norme sul distanziamento?

“Certamente, si. Inizialmente il distanziamento prevedeva almeno due metri di distanza, adesso un metro. Oggi la biblioteca è aperta al cento per cento come orari e anche come spazi e abbiamo ripreso anche le nostre attività culturali, le nostre mostre. Se ne è inaugurata una sabato scorso, successiva a quella legata alle celebrazioni dantesche, inaugurata a settembre del 2021. Naturalmente in tutte queste attività è richiesta la prenotazione e il rispetto delle norme generali dettate dall’emergenza Covid".

Ci può parlare della mostra in corso?

“La mostra ‘In un battito d’ali. Dalla natura alla biblioteca dei granduchi di Toscana’, aperta il 19 febbraio e che si chiuderà il 16 aprile, è legata in qualche modo alla mostra in corso dallo scorso anno da Ferragamo: va a indagare le possibili origini della ricerca di Ferragamo nelle raccolte provenienti dalla Biblioteca Palatina contenente libri di grande pregio, molto illustrati, raffiguranti spesso animali, fra i quali insetti, farfalle, e così via, che possono aver costituito ispirazione per questa produzione successiva, tant’è vero che la mostra a fianco di questi volumi espone anche tredici foulards che dovrebbero far mettere in relazione l’origine letteraria con la produzione poi di moda".

Sulla digitalizzazione a che punto siete?

“La biblioteca nel tempo ha provveduto a tutta una serie di interventi di digitalizzazione. Grossi progetti sono stati realizzati negli anni a cominciare da quello in collaborazione con Google che portò alla digitalizzazione di un numero ingentissimo di edizioni a stampa antiche (progetto di Google Books). Considerando il patrimonio complessivo della biblioteca” – continua Luca Bellingeri – “è chiaro che il numero di opere digitalizzate è estremamente ridotto rispetto al numero di opere possedute. Il rapporto è qualche migliaio rispetto a qualche milione. Su Internet Archive abbiamo una serie di opere che è possibile recuperare in una sezione dedicata alla Biblioteca Nazionale"

Quali i progetti futuri?

“La sfida è quella che avverrà con il PNRR, perché è previsto un piano specifico per la digitalizzazione del patrimonio culturale che chiaramente vede coinvolte insieme ad archivi e musei anche le biblioteche e le due Nazionali, quella di Firenze in particolare, sono gli attori principali di questo progetto".

Quindi?

“Proprio in questi giorni si stanno definendo i contenuti di quest’attività che dovrebbe partire dal 2023 e concludersi entro il 2025-2026 e che dovrà come obbiettivo finale portare alla digitalizzazione di milioni, decine di milioni di immagini".

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro