
Giuseppe Betori, cardinale arcivescovo di Firenze
Firenze, 18 febbraio 2024 – Sono sempre gli ultimi che se ne vanno per primi. È spesso così quando si muore lavorando nei cantieri come quello di via Mariti. Il cardinale arcivescovo, Giuseppe Betori, oggi pomeriggio nell’omelia della messa del rito di elezione dei catecumeni, non manca di farlo notare: “In questa tragedia si intrecciano i temi della sicurezza e della convivenza sociale. Firenze ricordi per sempre il sacrificio di Mohamed, Taoufik, Mohamed e di Bouzekri (ancora disperso e che si teme di non trovare vivo), venuti da lontano per lavorare insieme a Luigi, che con loro ha perso la vita, e con gli altri feriti, anch’essi provenienti da altre nazioni, per dare forma nuova a uno spazio cittadino da tempo abbandonato. Sono persone migliori di chi li definisce stranieri, attribuendo loro più doveri che diritti. Quando si guardano e si giudicano con distacco, pensiamo che per Luigi sono stati semplicemente colleghi”.
Eppure non è così: “La prossimità genera umanità. - aggiunge il cardinale in questa prima domenica di Quaresima, in una città ancora scossa da quanto accaduto venerdì per il crollo nel maxi cantiere dove sorgeva l’ex Panificio Militare - Luigi e i suoi compagni sono stati insieme vittime di un sistema sociale che, a riguardo dell’accoglienza e del lavoro, esige un ripensamento strutturale per superare scelte sbagliate e distruttive. Tutta la città rifletta sul fatto che le ingiustizie creano danni e morte, e il male non fa differenza fra gli uomini. Questa presa di coscienza ispiri un nuovo orientamento del pensiero, delle decisioni, delle azioni”.
Nel rinnovare preghiera e vicinanza alle famiglie e alla città "anch’essa vittima di questo evento luttuoso”, l’arcivescovo richiama tutti “al fatto che la dignità del lavoro, componente essenziale della dignità umana, ha come primo presidio la sua sicurezza. Il ripetersi di questi drammatici sinistri è evidente segnale che c’è ancora molto da fare in ambito legislativo, imprenditoriale e delle organizzazioni dei lavoratori, in quello di chi ha responsabilità diretta dei luoghi di lavoro e della loro sicurezza. Anche di questo, che – per restare nel contesto quaresimale – potremmo definire una necessaria “conversione” sociale ha bisogno il nostro Paese, chiamando tutti e ciascuno all’esercizio della responsabilità. Siamo gli uni gli altri custodi dei nostri fratelli. Nessuno può sottrarsi e dire che non lo riguarda. Possa questo richiamo produrre decisioni adeguate da parte di chi è coinvolto nel garantire la sicurezza dei lavoratori, mentre come comunità cittadina siamo chiamati a non abbandonare le famiglie provate da questa sciagura e a nutrire gratitudine per i soccorritori. Sono sentimenti che condividiamo con il Santo Padre e per le sue parole – espresse nel telegramma inviato ieri al cardinale Betori dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Parolin – siamo profondamente riconoscenti”.