MARCO VICHI
Cronaca

Beppe arrivò al bar e si sedette. Ordinò una birra per riflettere

Sentì tossire alla sua sinistra, non si era accorto di nulla ma accanto a lui c’era un uomo col pizzo

di Marco

Vichi

Quando Beppe Saltamerenda arrivò alla terrazza del bar, i tavoli erano tutti vuoti. Ne scelse uno vicino al marciapiede, ordinò una birra, appoggiò la sua valigetta sul ripiano di formica, la aprì, tirò fuori una penna e un pacco di fogli stampati. Doveva sbrigare alcune cosette prima di ripartire. Aveva scritto appena due parole, e sentì tossire alla sua sinistra. Strano, pensò voltandosi, era sicuro che non ci fosse nessuno. E invece, seduto al tavolo accanto c’era un uomo, il viso lungo e stretto, reso ancora più lungo da un pizzo acuminato. In quel viso dominava la verticalità, a parte i baffi sottili, che sembravano fatti con un pennarello, e gli occhi, obliqui, con il bianco quasi luminoso. L’uomo gli sorrise.

"Rappresentante?" chiese. Beppe chiuse d’istino la valigetta.

"Come lo ha capito?" chiese a sua volta. L’uomo alzò appena le spalle, ma non fu un gesto volgare, anzi risultò assai raffinato. Arrivò la birra, Beppe bevve un lungo sorso, si mise in bocca una sigaretta e si lasciò andare contro lo schienale. L’uomo con il pizzo lo osservò a lungo, mentre lui si frugava in tasca per cercare l’accendino. Ma l’accendino non saltava fuori, e alla fine lo sconosciuto gli porse gentilmente il suo.

"Usi il mio..."

"Grazie..."

"Rappresentante di cosa?"

"Scatolame vario, sardine, tonno, sgombri, piselli..." Beppe accese la sigaretta, poi dette un’occhiata all’accendino. Era un oggetto curioso, nero, con una forma particolare, non ne aveva mai visto uno uguale.

Lo soppesò, se lo rigirò in mano ancora un minuto, poi si sporse in avanti per renderlo all’uomo con il pizzo.

"Un bell’accendino, dove lo ha comprato?"

"È un regalo... E ditemi, siete felice?" chiese l’uomo. Sentendosi dare del voi, Beppe guardò con più attenzione quell’uomo strano. Vide che era elegante, forse anche troppo. Indossava un magnifico completo nero, scarpe nere lucidissime, una camicia bianca, un farfallino nero e un fiore rosso all’occhiello. Al tavolo era appoggiato un bastone con il pomo di avorio. Eh sì, un tipo strano davvero. Vestito così, in quel bar di periferia in mezzo al nulla, subito fuori dallo svincolo dell’autostrada, faceva un certo effetto.

"Come dice, scusi?" chiese, ovviamente retorico.

"Vi chiedevo se siete felice" ripeté l’uomo, gentilissimo.

"E perché lo vuole sapere?" chiese Beppe, un po’ imbarazzato. L’uomo sorrise, e sul suo viso apparve un fitto reticolato di rughe molto sottili.

"Perché no?" disse, allargando le braccia. Era molto espressivo, e con lo sguardo era come se dicesse: voi siete lì tutto solo, io lo stesso, abbiamo tutti e due il dono della ragione e della voce, allora perché non fare due chiacchiere? Beppe s’imbarazzò ancora di più, non era abituato a cose del genere.

"È una domanda strana, devo dire..."

"Ma no, si fa per parlare."

"Per parlare?"

"Poi magari se ve lo chiedo io, ve lo chiedete anche voi" aggiunse l’uomo, con tenerezza, come se stesse facendo un bel regalo a un bambino. Beppe cercò di darsi un contegno.

"Be’, non mi lamento" borbottò, e per nascondere il disagio prese il suo pacco di stampe con le due mani e lo appoggiò in verticale sul tavolo, dando colpetti qua e là per pareggiare i fogli. Poi pensò che quell’uomo era davvero gentile, e in fondo aveva ragione, che male c’era a fare due chiacchiere? L’uomo con il pizzo sorrise, e piegò appena il viso di lato.

"Una domanda difficile, questa sulla felicità, non è vero? Mai nessuno che risponda con sicurezza un bel SÌ o un bel NO. Vi siete mai domandato il perché?" gli chiese, fissandolo. Beppe si sentì di nuovo a disagio. Non voleva essere sgarbato con una persona così cordiale, ma sarebbe andato via volentieri. Chissà se il barista lo conosceva... Lo cercò con gli occhi, ma il barista non si vedeva. L’uomo con il pizzo accese un sigaro, facendo grandi fiammate. Il fumo gli restava intorno al viso,

denso come panna. Alzò un dito in aria, con un gesto assai raffinato, e poi continuò a parlare.

"Più o meno rispondono tutti come voi, sapete? Non mi lamento... La felicità non è di questo mondo, e così via... Non trovate anche voi che sia singolare? Come mai tutta questa paura di rispondere?"

"Quale paura?" disse Beppe, impaurito. L’uomo strizzò gli occhi, come se stesse inseguendo un pensiero.

1- continua

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