Rogari
Si fa presto a dire che la festa di Halloween è una americanata. Intanto, non è vero per quanto riguarda le origini. È una festa molto europea, direi soprattutto irlandese se ne condividiamo le origini celtiche, poi rivista e divenuta festa dei Santi con la conversione degli irlandesi al cristianesimo, fra il quinto e il nono secolo. Poi si è diffusa negli Stati Uniti col grande esodo dall’Irlanda, a metà del XIX secolo. Milioni di irlandesi fuggirono in America per sottrarsi alla grande carestia che ne dimezzò la popolazione. A New York piuttosto che a Baltimora piuttosto che nel sud est degli Stati Uniti gli irlandesi di nuovo insediamento diffusero il rito di Halloween, mentre si era persa nella notte dei tempi la sua origine di capodanno celtico ed era divenuto un rito propiziatorio delle festività dei Santi e dei Defunti.
Nel ventesimo secolo, la festa con i bambini che bussano alla porta travestiti e chiedono “dolcetti” per non fare “scherzetti” si è diffusa in tutti gli Stati Uniti e, come accade, si è molto commercializzata. Come tale è arrivata anche da noi, in Europa, da dove era nata, di rimbalzo, senza avere più niente di pagano, magari con eccessivo spirito commerciale. A voler dare una lettura cristiana al rito delle anime candide che bussano alla porta, torna in mente la prassi medievale, diffusa in tutta la penisola, dei mendicanti che in occasione della festa di Ognissanti chiedevano l’elemosina di casa in casa, in cambio di preghiere per l’anima dei defunti. Non credo proprio che i bambini e ragazzi che ci suoneranno al campanello della porta, talora accompagnati dai genitori, conoscano il significato del chiedere dolcetti. Né, tanto meno, da dove tragga origine il rito della zucca svuotata, con occhi, bocca e naso e tanto di candela dentro che arde. Questo è, forse, ciò che resta dell’antico rito pagano. Quella fiamma dovrebbe allontanare gli spiriti malefici nella notte in cui il confine fra l’al di qua e l’al di là si fa più sottile. Ma non spaventiamo i bambini con memorie oscure. Lasciamo che si divertano, con i loro dolcetti e i loro scherzetti.