STEFANO BROGIONI
Cronaca

Prese i soldi dell’assistito. Radiato l’avvocato Bertini

Mano pesante del consiglio di disciplina dell’Ordine. Ma lui fa ricorso. E’ accusato di aver intascato seicentomila euro dell’omicida che aveva difeso

Stefano Bertini, avvocato e in passato consigliere comunale di Palazzo Vecchio

Firenze, 12 settembre 2022 -  Radiato. Il consiglio distrettuale di disciplina dell’Ordine degli avvocati ha preso il più duro dei provvedimenti nei confronti di Stefano Bertini, il legale fiorentino accusato di essersi preso i soldi del suo assistito di cui era anche amministratore. Ma Bertini, 68 anni, in passato consigliere comunale in Palazzo Vecchio - nelle file del centrodestra - e famoso anche per aver difeso il “compagno di merende“ Giancarlo Lotti, ricorrerà al Consiglio Nazionale forense. Attualmente è sospeso dall’attività.

La sua storia, finita anche alle Iene, non si è ancora giudiziariamente conclusa, però: la Cassazione ha rispedito il fascicolo alla corte d’appello di Firenze, che dovrà stabilire (l’udienza non è ancora fissata), se la condotta di Bertini è un furto o un’appropriazione indebita del patrimonio di Hetti Kumara, cingalese che la toga difese per il duplice omicidio di cui si era macchiato.

Ma all’Ordine degli avvocati, che sia questo o quel reato, poco importa: dal punto di vista disciplinare, l’irrevocabile colpevolezza sancita dalla Suprema Corte, è bastata per emettere la radiazione, anche se non ancora definitiva perché sottoposta all’ulteriore grado di giudizio. "La Cassazione ha annullato la mia condanna per furto e confido che anche la radiazione possa essere rivista dal Consiglio nazionale forense a cui ci siamo rivolti", ribatte Bertini. 

La ricostruzione. C’è un antefatto da raccontare per capire questa storia. Risale al 2010, quando, a Pasquetta, Hetti Kumara impugnò una spada e uccise, nel centro di Firenze, due sue connazionali. Da qualche tempo lo deridevano, dandogli dell’omosessuale, perché un facoltoso gioielliere di cui era stato il badante fino alla morte gli aveva lasciato in eredità tutto quella che aveva.

Ed erano davvero tanti soldi, quelli che arrivarono in tasca all’omicida. Il cingalese incaricò Bertini della sua difesa e l’avvocato ottenne il risultato di certificare l’incapacità di intendere e di volere del suo assistito. Anziché in carcere, Kumara venne trasferito in una Rems (prima a Montelupo, successivamente a Volterra) e Bertini divenne anche il suo amministratore. Aveva la delega a sbrigare le faccende quotidiane per conto dell’internato ma, come si scoprirà più avanti, quando Kumara comincerà ad accorgersi degli ammanchi, l’avvocato iniziò a mettere la mani nei conti, prosciungandoli nel giro di cinque anni.

A Bertini, è contestata l’appropriazione (o il furto) di oltre 600mila euro, ma secondo il nuovo legale di Kumara, l’avvocato Paolo Florio, non è stata fatta chiarezza fino in fondo della destinazione di un patrimonio che sfiorava i due milioni di euro, oltre a un appartamento dalle parti di piazza Savonarola.

Nell’ultima sentenza, Bertini è stato condannato per furto, a tre anni e sei mesi. E’ in corso, inoltre, anche una causa civile dello stesso Kumara che coinvolge anche le banche presso cui era custodito il suo tesoro. Che non c’è più. In compenso, sta per riacquistare la libertà: non è più in una Rems, ma in una comunità che lo prepara al reinserimento nella società. Quei soldi ereditati, per cui aveva anche ucciso, sarebbero serviti a far studiare suo figlio a Londra. "Mi ha rubato l’anima", dice, riferendosi al suo ex difensore.