A 98 anni lasciata in strada di sera dall'Ataf

Leopolda, la notte della vigilia autista si rifiuta di aprire la portiera del 35 fermo al semaforo. Anziana in lacrime: "Sono solo un peso..."

Anziana (Foto d'archivio Artioli)

Anziana (Foto d'archivio Artioli)

Firenze, 27 dicembre 2019 -  I capelli bianco latte raccolti in una crocchia, il fiatone. Novantotto anni appoggiati su un bastone, nove figli tirati su tra la guerra e gli anni di polvere e speranza, con la dignità antica delle donne di una volta. E poi, nel 2019, una portiera del 35 stampata in faccia. Chiusa. Con l’autista Ataf che scuote la testa, dice no, e poi fa finta di nulla. Alle otto di sera della vigilia. Quando siamo tutti più buoni. Riavvolgiamo il nastro. E’ il pomeriggio del 24. A bordo del bussino C3 c’è Monica, negoziante del centro: sta andando alla Leopolda per prendere il bus e rincasare, in via Pistoiese. La donna nota un’anziana che abita vicino a casa sua, si accorge che è agitata. "Signora, tutto bene?". "Sono preoccupata, devo attraversare i viali per andare al capolinea del 35 e i semafori durano poco...". "Stia tranquilla, l’accompagno io".

Monica prosegue: "Siamo arrivate sui viali, la signora – che era stata in centro a trovare uno dei suoi figli che ha difficoltà a spostarsi – ha provato ad accelerare il passo ma il verde pedonale è durato poco e io ho dovuto pregare le macchine di rallentare. Siamo arrivati trafelate alla fermata, il 35 si era appena messo in moto fermandosi però subito al semaforo rosso. Ho chiesto allora all’autista di aprire la portiera facendo notare che stavo accompagnando una signora di quasi 100 anni. Lei quasi non ci ha degnato di uno sguardo e ha continuato a ignorarci".  

«Ora – precisa Monica – io so perfettamente che un autobus non può aprire la portiera fuori dallo spazio della fermata. Ma quella non era una situazione normale. In quel punto oltretutto non c’è neppure una panchina. Il semaforo rosso poi è durato un sacco di tempo e l’autista avrebbe potuto senza problemi fare un’eccezione, aprire la portiera e far salire la signora. Con me lo hanno fatto tante volte..". Il lieto fine natalizio purtroppo non c’è. Scatta il verde e l’autobus se ne va. La signora è avvilita, Monica prova a tranquillizzarla. Aspetta con lei un altro bus. Arriva il 30. Stavolta la nonnina può salire senza problemi ma una volta a bordo scoppia a piangere. "Continuava a ripetere ’Sono solo un peso, non devo più uscire di casa...’".

Da Ataf arrivano le parole di Massimo Milli, delegato Faisa Cisal nella Rsu "Non posso che esprimere tutto il mio rammarico. Mi auguro che chi guidava non abbia visto la signora". Un’ipotesi, questa, plausibile secondo il sindacalista. "Come è già stato fatto presente all’assessore alla mobilità, Stefano Giorgetti – spiega – la fermata del 35 alla Leopolda è molto complicata da gestire per gli autisti. Si trova a ridosso del semaforo e in mezzo c’è un attraversamento pedonale. Con un autobus da 18 metri, snodabile, ci si ritrova inevitabilmente in mezzo alla strada e, arrivati dopo sette, otto metri in prossimità del semaforo, la coda dell’autobus, che quasi tocca il marciapiede, risulta visibile dallo specchietto sinistro, ma non dal destro". "In una situazione così complicata e piena di rischi per l’incolumità delle persone che – conclude – gli autisti non possono far altro che attenersi a quanto prevede il regolamento di esercizio. Se dovesse succedere qualcosa la colpa ricadrebbe sul conducente".

Emanuele Baldi  © RIPRODUZIONE RISERVATA

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