Assolto lo stalker malato di agorafobia "Non poteva uscire"

Un 43enne fiorentino era imputato per aver perseguitato la ex. Ma per il suo disturbo non riusciva neanche ad avvicinarla

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FIRENZE

Lui, fiorentino, avrebbe perseguitato la sua ex, 34enne residente a Roma, con messaggi tipo "Non meriti amore, devi morire o passare il resto dei tuoi giorni sola come un cane o in un letto di ospedale".

Ma l’accusa di stalking, reato che per consumarsi deve costringere la persona offesa a stravolgere le sue abitudini di vita, non si sarebbe consumato perché l’imputato, affetto da agorafobia - la paura dei luoghi aperti - non l’avrebbe mai raggiunta fisicamente proprio per la sua inibizione ad uscire.

Tesi sostenuta dagli avvocati dell’uomo, 43 anni, che al processo in abbreviato, celebratosi a Roma, hanno ottenuto la sua assoluzione.

"Con una importante attività di indagine difensiva - commentano i legali Fabio Generini e Francesco Stefani - abbiamo dimostrato l’insussistenza delle accuse che aveva mosso la Procura al nostro assistito sulle varie denunce della persona offesa, che avevano inizialmente portato anche all’adozione da parte del gip del tribunale di Roma di una misura cautelare nei confronti dell’imputato". Misura consistita nel divieto di avvicinamento, revocato ieri, assieme all’assoluzione con la formula "il fatto non sussiste".

Nella vicenda il 43enne era accusato di aver perseguitato la ex non solo con messaggi tali da indurla in stato di ansia e di timore per la sua incolumità, ma anche "mostrandosi geloso e possessivo, accusandola falsamente di averlo tradito", usava social per minacciarla di andare sotto la sua casa per "vendicarsi" e per minacciare di morte pure il nuovo compagno di lei.

Al processo gli avvocati del 43enne, hanno portato indagini difensive tra cui risulta che da circa cinque anni il loro assistito è seguito dal centro di salute mentale della Asl di Firenze per ‘agorafobia’, una condizione per cui trascorre molto tempo in casa e ha ridotto al massimo i rapporti sociali. La patologia, riconosciuta pure in una reazione psichiatrica di un consulente della difesa, è tale da impedirgli - hanno sostenuto ancora i difensori dell’uomo - di avere relazioni sociali e tanto meno di essere in grado di raggiungere Roma per fare stalking alla ex. Inoltre gli stessi legali hanno sostenuto che non c’era persecuzione verso la ragazza di Roma, sottolineando, rispetto agli argomenti dell’accusa, che lei - conosciuta sui social - non ha mai cambiato abitudini di vita.

Entro il 22 luglio, le motivazioni della sentenza.

ste.bro.

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