
L’asilo nido del Tribunale di Firenze rischia di chiudere. La cooperativa che lo gestisce lo ha saputo da pochi giorni, così come le famiglie, che ne sono venute a conoscenza solo poche ore fa. Subito hanno mandato una lettera al ministero della Giustizia per chiedere di salvaguardare "un servizio di eccellenza che non ha alcun motivo per chiudere". L’asilo L’isola che non c’è all’interno del nuovo Palazzo di giustizia è stato inaugurato nel 2013, unico caso in Italia di nido aziendale all’interno di un Tribunale. "E’ un nido eccezionale, le 34 famiglie che hanno qui i propri bambini sono più che soddisfatte – sottolinea una mamma – Accoglie bambini dai 13 ai 36 mesi in un ambiente sicuro e tranquillo". Solo 14 sono figli di dipendenti: gli altri 20 piccolini sono residenti nel quartiere che ha solo un altro nido privato convenzionato.
"La doccia fredda per le educatrici e per noi – raccontano ancora i genitori – è arrivata dalla comunicazione della Corte di Appello di Firenze della volontà di non procedere col rinnovo della concessione in scadenza il 31 luglio senza l’autorizzazione del ministero della Giustizia". Se questa firma non arriverà, il 1° settembre i piccoli non troveranno più il loro nido. E non ci sono neanche i tempi tecnici per trovare una nuova collocazione: "Le graduatorie comunali sono chiuse da tempo, i nidi privati sono pieni e lontani".
Le famiglie rischiano anche di perdere i contributi comunali per la retta dell’asilo convenzionato: "Dobbiamo presentare domanda entro il 12 luglio con l’attestazione di iscrizione al nuovo anno educativo. Ma in questa situazione, la cooperativa non può firmarci alcun foglio". Che motivo c’è di chiudere, si chiedono i genitori, un servizio che sopravvive da solo e che non ha spese per il tribunale visto che le famiglie pagano la retta e la cooperativa si finanzia spese e bollette? In una lettera in cui ricordano l’importanza della continuità di un percorso educativo per bambini così piccoli, chiedono ai ministri della giustizia e dele pari opportunità di autorizzare il rinnovo del bando di concessione o almeno di prorogare quella attuale di un anno per permettere alle famiglie di organizzarsi. Si appellano anche a sindaco e assessore: "Fate proseguire questa esperienza di grande valore sociale di cui Firenze può farne un vanto".
Manuela Plastina