DAVID ALLEGRANTI
Cronaca

Anni di carcere ingiusto. Un rimborso mensile

La proposta di legge "Zuncheddu e altri" merita la dovuta attenzione. È promossa dal Partito Radicale, che sta raccogliendo le...

Beniamino Zuncheddu. dopo 33 anni in carcere da innocente continua a subire umiliazioni: la sua vita non è più la stessa

Beniamino Zuncheddu. dopo 33 anni in carcere da innocente continua a subire umiliazioni: la sua vita non è più la stessa

La proposta di legge "Zuncheddu e altri" merita la dovuta attenzione. È promossa dal Partito Radicale, che sta raccogliendo le firme online (basta lo Spid; per ora hanno firmato solo 2.427 persone su 50 mila). La proposta punta a garantire una provvisionale economica a chi alla fine di un processo è stato assolto. "Ci sono persone che si sono viste distruggere l’esistenza: la giustizia, in qualche modo, ha sottratto loro anni di vita e non solo perché sono state in carcere, ma a volte anche per poter sopravvivere dopo l’errore giudiziario o l’ingiusta detenzione. La proposta prevede un assegno che parta dal momento dell’assoluzione fino alla sentenza di risarcimento del danno", dice il Partito Radicale presentando la proposta che porta il nome di Beniamino Zuncheddu, che ha trascorso quasi 33 anni in carcere da innocente: "Io che ho vissuto da vicino la storia e la vicenda di Beniamino", dice alle Pecore Elettriche Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale e Garante dei diritti delle persone private della libertà personale in Sardegna, "mi sono resa conto che da quando è stato liberato, cioè un anno fa, per Beniamino non è cambiato niente. Sì, come dice lui, si è aperta la porta del carcere e quindi adesso è libero, ma fondamentalmente non c’è stata nessuna forma di sostegno da parte delle istituzioni. Quindi Beniamino, dopo 33 anni, è uscito dal carcere ma continua a dover chiedere alla famiglia un aiuto per poter andare avanti. Continua a umiliarsi". Beniamino Zuncheddu è "una persona cui è stata sottratta e sequestrata la vita", ha passato tanti anni di carcere da innocente, ma ora che è uscito "si ritrova costretto a dover pietire e chiedere aiuto per poter sopravvivere. Quindi questa proposta si inserisce in un vuoto normativo, nel quale il legislatore non ha proprio previsto niente: dal momento dell’assoluzione dell’imputato fino alla sentenza di risarcimento danni, non esiste una forma di sostentamento per chi è stato assolto". Il problema è che le sentenze di risarcimento danni arrivano anche dopo 10, 11, 12 anni: "Questo significa che non è detto che le persone riescano a vederlo, quel risarcimento. I dati ci dicono che neanche la metà delle persone che fanno il ricorso per il risarcimento danni riescono ottenerlo. In ogni caso ci sembra un tempo lunghissimo. È assurdo che in questo periodo queste persone debbano campare di aria o rivolgersi alla Caritas. Quindi chiediamo una cosa semplice: consentire una provvisionale, cioè un assegno di mantenimento, a queste persone in attesa della sentenza di risarcimento danni e dare ai giudici la possibilità di impiegarci non 10 anni ma di pronunciarsi rispetto al risarcimento danni entro poco, grazie a una corsia prioritaria". Tra quelle 2.427 firme (dati aggiornati a ieri) c’è un elemento statistico. Sul sito del ministero della Giustizia si può leggere la distribuzione anagrafica di chi ha firmato. I più assenti sono i giovani: solo 80 nella fascia 18-22. "È un dato preoccupante, se uno pensa che possa essere il risultato di poca conoscenza o indifferenza. I giovani non ne sono a conoscenza o non sono interessati, come invece lo sono a quelli dell’antiproibizionismo o della legalizzazione. Bisognerebbe parlarne di più nelle scuole e nelle università". [email protected]