"Alzheimer, l’assistenza in Rsa sia gratuita"

Il tribunale di Firenze riconosce il rimborso delle rette pagate dalla nipote di un’anziana curata nella struttura di San Silvestro

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"Ci sono famiglie intere che si stanno impoverendo per assistere i parenti malati. Ecco perché sentenze come questa sono importantissime". Parla con voce accorta e serena l’avvocato Giovanni Franchi, legale di Konsumer, associazione a tutela dei consumatori e dell’ambiente, commentando la decisione del giudice civile di Firenze secondo il quale le rette di ricovero in Rsa per i pazienti malati di Alzheimer non devono pesare sui degenti o sulle loro famiglie, ma sono a carico del fondo sanitario, prima nazionale, ora regionale (un principio che potrà, ovviamente, essere applicato anche per le persone affette da demenza senile di grado elevato).

Una battaglia, quella per il riconoscimento del diritto ad un’assistenza qualificata gratuita, che l’associazione per la tutela dei consumatori Konsumer porta avanti da anni nelle aule dei tribunali di tutta Italia.

In questo caso, la disputa era tra la nipote di una persona affetta da Alzheimer, che si era vista recapitare un decreto ingiuntivo ottenuto da Montedomini, che gestisce la struttura Rsa San Silvestro, presso la quale era ricoverata la nonna. Con questa azione legale, si richiedeva il pagamento di diverse rette di ricovero, per un totale di 18.803,70 euro, oltre interessi e spese.

Ciò anche sulla base del contratto di ricovero, sottoscrivendo il quale la nipote si era impegnata a corrispondere gli importi mensili dovuti dalla nonna.

Il Tribunale, con una sentenza del 29 dicembre 2020, ha però revocato il decreto ingiuntivo, dichiarando nullo ex articolo 1418 c.c. il contratto e condannato l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona Firenze alla restituzione delle rette di ricovero corrisposte fino a quel momento, pari a 7.767,05 euro, oltre interessi e spese legali. Poiché la documentazione prodotta dalla nipote dimostrava che "le prestazioni erogate alla nonna nel periodo di degenza rientravano nell’ambito di quelle sanitarie a rilevanza sociale o ad altra integrazione sanitaria, in quanto inserite in un programma di riabilitazione volte a rimuovere gli esiti degenerativi della patrologia", la donna non avrebbe dovuto corrispondere alcunché. C’è di più: secondo quanto stabilito dal giudicie dovevano ritenersi nulli gli impegni fatti sottoscrivere a terzi, quali la nipote, di provvedere al pagamento della retta, in quanto contrari a norme imperative.

"Per noi questa è una grande soddisfazione, vedere riconosciuti e rispettati il diritto alla cura e alla dignità delle persone affette da patologie terribili come l’Alzheimer o la demenza senile. – Commenta l’avvocato Giovanni Franchi – Questa è una sentenza importantissima, che si uniforma a quelle della Cassazione e della Corte d’Appello di Milano, come pure a quelle che abbiamo ottenuto a Foggia e Monza (n. 61717), per le quali quando vi sia stretta correlazione tra prestazioni assistenziali e quelle sanitarie, anche le prime sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e non possono, invece, essere fatte pagare ai malati e ai loro parenti".

Konsumer fa sapere che i suoi uffici sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti e ottenere il rimborso di quanto versato.

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