STEFANO BROGIONI
Cronaca

Altri due in carcere. Maati ucciso per errore. Lo sfogo della mamma:: "Fa ancora più male"

Non sarebbe stato lui il protagonista di un alterco in discoteca. Le sue ultime parole: "Non c’entro nulla". Intanto salgono a cinque. gli arrestati per l’aggressione costata la vita al 17enne di Certaldo.

Non sarebbe stato lui il protagonista di un alterco in discoteca. Le sue ultime parole: "Non c’entro nulla". Intanto salgono a cinque. gli arrestati per l’aggressione costata la vita al 17enne di Certaldo.

Non sarebbe stato lui il protagonista di un alterco in discoteca. Le sue ultime parole: "Non c’entro nulla". Intanto salgono a cinque. gli arrestati per l’aggressione costata la vita al 17enne di Certaldo.

di Stefano BrogioniFIRENZEAltri due arresti per l’omicidio di Maati Moubakir, ucciso all’alba del 29 dicembre scorso a Campi Bisenzio. Ma mentre salgono a cinque gli indagati finiti a Sollicciano - tutti giovani del posto, tra i 18 e i 22 anni -, prende sempre più corpo, dai risultati delle indagini dei carabinieri della compagnia di Signa e del nucleo investigativo di Borgo Ognissanti, che il 17enne di Certaldo è stato vittima di uno scambio di persona.

Non sarebbe stato lui ad aver litigato in discoteca qualche ora prima per un apprezzamento a una ragazza. Ma sarebbe proprio questo motivo ad aver acceso la caccia all’uomo culminata in quella violenza cieca.

"Questo mi ferisce ancora di più", si sfoga Silvia Baragatti, la mamma di Maati. "Non esisteva alcun motivo per fare ciò che è stato fatto a mio figlio, il branco tutti contro uno. Se poi mi viene anche detto che Maati non era nemmeno quello che cercavano mettetevi nei miei panni...".

La notizia degli ulteriori due arresti - quello di Diego Voza, 18 anni, e Denis Alexander Ekani Effa, 20, entrambi di Campi Bisenzio, che si aggiungono agli altri campigiani Francesco Pratesi, 18 anni, Denis Mehmeti, 20, e Ismail Arouizi, 22, a Sollicciano dal 10 gennaio - l’ha appresa dai media. "E’ giusto che chi è colpevole venga punito, fino in fondo. Ma comunque meglio aver un figlio in carcere, che dove si trova il mio. Maati non me lo ridà più nessuno".

"No all’omertà". Silvia Baragatti ribadisce però il suo appello: "Chi ha visto qualcosa si faccia avanti, secondo la sua coscienza racconti quello che ha visto".

Resta comunque l’omertà, di chi, in quei giardini, per strada, sul bus dove ha cercato di trovare rifugio Maati, si è girato da un’altra parte. "Questa rissa sarà stata veloce, ma è pur sempre iniziata: perché nessuno ha avuto la lucidità di intervenire o l’intelligenza di chiamare il 112? Si parla di spranghe, tante persone che lo hanno accerchiato, perché quando si poteva fare qualcosa non si è fatto? Questa rissa si poteva fermare prima che iniziasse". I legali di Francesco Pratesi, uno dei primi arrestati, avevano annunciato l’intenzione del giovane (accusato di aver sferrato i fendenti mortali) di scrivere una lettera di scuse ai genitori ma, precisa la mamma, "non abbiamo ricevuto nulla".

La ricostruzione. I cinque finiti in manette, secondo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Antonio Natale, avrebbe tutti partecipato all’aggressione culminata nell’omicidio. Essi avrebbero infatti dapprima inseguito in strada il 17enne, tutti armati di coltelli ed oggetti contundenti, nel corso di una violenta lite originata per futili motivi; successivamente avrebbero ripetutamente accoltellato Maati in momenti diversi fino a quando il 17enne, già gravemente ferito, cercava di allontanarsi dal luogo dell’aggressione, cioè i giardini della scuola Matteucci, salendo a bordo dell’autobus di linea appena sopraggiunto dal quale veniva, tuttavia, fatto scendere con violenza per poi essere mortalmente nuovamente colpito. Il 17enne verrà ritrovato privo di ita in via Tintori, a pochi passi dalla fermata del 30.

Le accuse. Anche agli ultimi due arrestati è stato contestato l’omicidio volontario con le circostanze aggravanti dall’aver agito per futili motivi e con crudeltà, alla luce della particolare efferatezza dell’azione criminosa, palesata nell’azione delittuosa nonostante la giovanissima età degli indagati.

Sarebbe stato Voza, secondo quanto emerso sinora, dopo la chiamata a radunarsi nel centro di Campi per dei “problemi“ di un amico, ad andare a prendere i coltelli presso la sua abitazione, non distante dai luoghi dell’aggressione.

Le ultime parole di Maati. A confermare la drammatica ipotesi dello scambio di persona, anche le ultime parole sentite gridare dal 17enne accerchiato dal branco. I testimoni, che hanno descritto una scena di 10/20 persone contro una, sentono il ragazzo implorare, in italiano, di essere lasciato in pace. "Fra, non sono io", "non c’entro nulla, non ho fatto nulla", "lasciatemi vi prego". "E’ lui, è lui", risponde qualcuno. Eppure, dei cinque arrestati, nessuno era stato al Glass Globe, quella notte.