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EMANUELE BALDI
Cronaca

Acqua e frane La guerra del Mugello "È un casino, ma siamo tutti vivi"

Borghi e paesi isolati, impossibile anche fare la spesa: "Ci stiamo dando una mano a vicenda, ne usciremo"

Acqua e frane La guerra del Mugello  "È un casino, ma siamo tutti vivi"
Acqua e frane La guerra del Mugello "È un casino, ma siamo tutti vivi"

di Emanuele Baldi

"Ho mangiato un panino, un panino solo in due giorni". Marco ha la voce spiccia e nobile della gente di quassù, che ha la ’c’ aspirata sbertucciata dai tornanti della Futa e già un po’ caramellata dall’accento rotondo della prima Romagna. Si appoggia al guard rail e s’incolla all’orecchio lo smartphone blu, il Santerno sotto sbava e rantola schiuma grigia, il fango negli stivali un po’ è fresco, un po’ incrostato. "Che casino, ragazzi, che casino".

Il cartello di Coniale, pugno di case nel territorio di Firenzuola, è a una cinquantina di metri di distanza. Ma in mezzo la montagna, satolla delle bizze di Giove Pluvio, ha vomitato acqua e fango. Ultima frontiera, in paese non si va. E sicché non si va nemmeno a Palazzuolo sul Senio, isolato nel 2023 neanche fosse un borgo medievale, perché le strade sono tutte mangiucchiate dagli smottamenti (più di 150 in tutto l’Alto Mugello – con cinquento persona in difficoltà – che stima già almeno un centinaio di milioni di euro di danni).

Il silenzio è gravido di ansie assortite. Nel paese, di là dalla frana, vive una ragazza che lavora a Imola e da due giorni ha il frigorifero vuoto. Lisa è una sua amica. Dal bar di Firenzuola – impiantito ruvido e umanità tenace con il golf sulle spalle che s’impasta ogni pomeriggio quando il lavoro è finito – ci racconta che "un suo parente ha attraversato il fango della frana a piedi per portarle qualcosa da mangiare". Ma le famiglie isolate che puntellano le case sparse di questa montagna aspra e bellissima sono parecchie. Riccarda lavora all’Asl.

"E’ un guaio anche per le persone malate. Per i prelievi del sangue pazienza, sia pu aspettare anche qualche giorno ma c’è chi ha bisogno di medicazioni e i medici non possono arrivare nelle case". Ma al netto dei grattacapi di una situazione che "qui non si era mai vista" c’è la consapevolezza che poteva andar peggio, molto peggio. "Non ci posso pensare ai romagnoli, mi viene da piangere. Quelle sono disgrazie enormi" dice una signora che fa capolino. La sliding doors del destino ha portato danni ingenti in Mugello ma a qualche chilometro in linea d’aria purtroppo anche morte e dolore. E la gente qui lo sa. "Le strade si ripuliscono e si riaprono. La vera tragedia è quella della Romagna".

Oggi, dopo un giorno di tregua, tornerà a piovere ma il cielo, dicono le previsioni, dovrebbe aprirsi con meno rabbia. Qualche millimetro di pioggia che certo non aiuterà le operazioni sulle strade (una delle frane più grosse che isola Palazzuolo tra l’altro è ancora in movimento, "fluida" dicono qui) ma che non dovrebbe rigonfiare i muscoli del Santerno e del Lamone, i torrenti guardati da giorni con la massima attenzione. "Siamo isolati. Quello che sbalordisce è che si sono staccati pezzi di montagna, anche a un chilometro dall’abitato. Dove le frane e le rocce si abbattono facendo cedere le carreggiate, vanno via anche tubature del gas, pali della luce, condotte di vario tipo. È successo in più punti" dice Phil Moschetti, sindaco di Palazzuolo, che ieri ha accompagnato l’assessore regionale all’ambiente Monia Monni nel sopralluogo.

Proprio da Palazzuolo intanto sono ripartiti i 47 ragazzi –e i loro quattro insegnanti della scuola media Dino Compagni .Gli studenti sono stati prelevati con i fuoristrada della protezione civile e accompagnati sul Passo della Colla dove li aspettavano i pulmini per il ritorno in città. Soccorsi anche in volo. L’elicottero Drago 71 ha effettuato vari voli per evacuare 53 persone da Lutirano, poi trasportate al distaccamento dei Vigili del fuoco di Marradi. Dopo il rifornimento Drago 71 è ritornato per ultimare l’evacuazione di altre 14 persone sempre da Lutirano.

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