Accordo fermo al palo. Pd-M5S, entro mercoledì la riunione a Roma: "Ma i tempi sono stretti"

I dem fiorentini attendono una chiamata per poter chiudere l’alleanza. Conte e Schlein già d’accordo, "ma le europee ora hanno la priorità". E Montanari avverte: "Se l’appello non avrà risposte alzo bandiera bianca".

Accordo fermo al palo. Pd-M5S, entro mercoledì la riunione a Roma: "Ma i tempi sono stretti"

Accordo fermo al palo. Pd-M5S, entro mercoledì la riunione a Roma: "Ma i tempi sono stretti"

di Antonio Passanese

FIRENZE

Il tempo scorre inclemente, e per dirla come un dirigente del Partito democratico di Firenze, "siamo in zona Cesarini. Quindi, o l’accordo si firma la prossima settimana o non se ne fa di nulla". Come era prevedibile, l’affaire Puglia ha rallentato e reso più difficili le comunicazioni tra M5S e dem, ma da Roma si fa sapere che su Firenze "la partita è ancora aperta". Il problema, a questo punto, è chiuderla. La riunione tra i pentastellati e il Pd – Giuseppe Conte ha delegato la senatrice Paola Taverna e il coordinatore provinciale Andrea Quartini mentre Elly Schlein ha chiesto ai segretari metropoliotano e regionale, Andrea Ceccarelli ed Emiliano Fossi – che si sarebbe dovuta tenere la scorsa settimana, è slittata a un giorno da definire tra lunedì e mercoledì, e solo allora si saprà se il Movimento sosterrà Sara Funaro o se invece correrà da solo per le amministrative di giugno con Lorenzo Masi sindaco.

Quello che è certo, a oggi, è che Conte avrebbe dato già il suo placet (pur di mettere all’angolo Matteo Renzi e Italia Viva), ma visto che tutti gli schieramenti, in questo momento, sono concentrati sulle liste per le europee, Firenze sarebbe passata in secondo piano. Anche Sinistra Italiana sta spingendo per inglobare nella coalizione di centrosinistra il M5S, "ma più che appellarci al senso di responsabilità non possiamo. Davvero non capiamo i motivi di questo ritardo".

E poi c’è il caso dell’associazione “11 Agosto“. Tomaso Montanari tre giorni fa ha lanciato un ultimatum politico ai mondi della sinistra e al M5S. Mossa che, per ora, non ha sortito grossi effetti. Anzi, i grillini continuano a tacere in attesa di capire come evolverà la situazione sui tavoli romani. Cecilia Del Re, venerdì, ha lanciato la sua corsa solitaria. E Dmitrij Palagi resta il candidato sindaco di Sinistra progetto comune. Tre pezzi del puzzle che non trovano l’incastro, da qui la mossa ‘estrema’ dello storico dell’arte. Un ultimatum, però, gentile se così si può dire. Non bellico, insomma, come spiega l’ispiratore della coalizione anti Pd con un post sui canali social della piattaforma politico e sociale battezzata ad inizio anno.

"Agli ultimatum militari segue ‘una punizione, o una rappresaglia’. Ma ho usato quella parola a cuor leggero, proprio perché in questo caso non seguirà affatto la rappresaglia tipica di queste situazioni: cioè, fare una lista nuova che provi a portare via i voti a chi non ha voluto unirsi agli altri”, sottolinea. “No: 11 Agosto è nata per costruire, e andrà avanti per altre vie. Se ‘l’ultimatum’ non avrà risposte, alzeremo bandiera bianca: quella più nonviolenta". Una resa? "No, un altro modo di fare politica – spiega Montanari all’Agenzia Dire – Ci vorrà lavoro, sudore, tempo per arrivare? Certo. Ma non è spaccando, distruggendo, dividendo e, sì, lanciando ultimatum a cui seguano rappresaglie che si cambia questa politica. Siamo disarmati: e facciamo nostri, sperando questa volta di riuscire a far capire l’autoironia" sul concetto di ultimatum "gli ultimi versi di ‘Disertore’ di Vian-Fossati: ‘E dica pure ai suoi, se vengono a

cercarmi, che possono spararmi. Io armi non ne ho’".

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