Aborto, diritto rimesso di nuovo in discussione

Il dibattito alla luce della sentenza della Corte Suprema Usa. Il passaggio nell’omelia del cardinal Betori: "La vita? Sempre un dono"

Il cardinale Giuseppe Betori (Foto Marco Mori / New Press Photo)

Il cardinale Giuseppe Betori (Foto Marco Mori / New Press Photo)

Firenze, 26 giugno 2022 - Non soltanto la via della pace, da perseguire "nel solco tracciato dal sindaco santo Giorgio La Pira", ma anche – e soprattutto – una rinnovata visione del concetto di vita come bene prezioso e ultimo in nome del quale va "evitata la logica della rinuncia". L’omelia di Giuseppe Betori in occasione di San Giovanni è stata anche l’occasione per l’arcivescovo di inserirsi in un dibattito che, specie alla luce della clamorosa svolta statunitense in tema di aborto con la Corte Suprema che ha abolito il diritto sancito da una sentenza del 1973, ha ripreso improvvisamente vigore - Betori ha parlato della «mistificazione con cui le istituzioni europee parlano di aborto e cercano di convincerci che una tragedia si debba trasformare in un diritto". "Siamo di fronte – ha detto l’arcivescovo dal pulpito di Santa Maria del Fiore – a una cultura e a progetti di legislazione che come cristiani non possiamo accettare e che dobbiamo contrastare in ogni sede, senza paura di ribadire che la vita è sempre un dono".  E ancora da parte dell’arcivescovo un invito a non arrendersi di fronte a «quanto potrebbe accadere di fronte a una concezione della vita non accolta come dono, ma pensata come un bene di cui disporre in modo assoluto" in un contensto in cui viene "dimenticato che un bene, come la vita, la nostra e degli altri, va costudito e tutti dobbiamo sentirci responsabili della sua cura".  Una posizione argomentata e netta, ovviamente inserita nel solco di una posizione da sempre chiara da parte della Chiesa, ma che – alla luce appunto delle notizie che arriva da Oltreoceano – ha inevitabilmente riacceso il dibattito provocando reazioni vibranti anche in Italia con posizioni di contrasto alla scelta americana arrivate sia da sinistra che da destra.

Gabriele Toccafondi: "Difendo la legge 194, ma va applicata tutta"

La sua formazione è cattolica e Docg. Dalla testa ai piedi. Gabriele Toccafondi – oggi nome di punta di Italia Viva – non si è mai scostato dalle sue convinzioni di uomo di fede: "Sono cristiano e difendo la vita dal concepimento alla morte naturale. E non faccio eccezioni...".

Intende dire che qualcun altro le fa?

"Ci sono tanti ragionamenti che sentiamo qua e là. ’Io sono contrario all’eutanasia però...’, ’La penso così ma ...’. Ecco, sgombriamo il campo dagli equivoci: per me la vita ha un valore sempre".

Che effetto le fa questa svolta che arriva dagli Usa?

"Premetto che quello è un dibattito al momento molto circoscritto perché non mi sembra che in Italia sia tornata in discussione la legge sull’interruzione di gravidanza. Ciò detto vorrei fosse chiaro che la mia contrarietà all’aborto non è vissuta come un dogma da sbandierare come in molti a destra fanno".

Che intende?

"Io sono per la vita e per il valore della persona. E non è che se quella persona scappa dall’Africa e arriva su un barcone qui per me quel valore allora non ce l’ha più".

Ha ascoltato le parole di Betori sull’importanza di prendersi cura della vita? Un monito ad assumersi responsabilità nei confronti del prossimo?

"Certo. L’arcivescovo non ha certo attaccato la legge sull’aborto ma ha esaltato il valore della vita esortandoci a riflettere: quando ci si trova davanti a un aborto dobbiamo chiederci ’Abbiamo fatto tutto per impedire quello che è comunque un dramma anche per la donna’?".

Stiamo facendo tutto?

"No. E qui sta il punto. Le sembrerà strano ma anche io difendo la legge 194 ma vorrei ci ricordassimo che l’80% dei suoi articoli, quelli di cui da decenni non si parla mai, sono riferiti a come fare per aiutare una donna ad evitare di interrompere la gravidanza: consultori, aiuti economici, sostegni psicologici. C’è tutta una parte relativa alla cura nella legge prima di arrivare all’ultimo 20% di articoli che parlano del percorso per abortire. Allora io dico: applichiamola tutta una buona volta".

E. B.

Rosa Maria Di Giorgi: "La sentenza Usa lascia esterrefatti"

Onorevole alla luce della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti c’è spazio nel nostro Paese perché si riaccenda il dibattito sulla legge 194 che consente alle donne di abortire?

"No, non c’è spazio - risponde Rosa Maria Di Giorgi, deputata Pd - perché quella legge è un’acquisizione trasversale consolidata nella società italiana".

Eppure, come nell’omelia di San Giovanni del cardinale Betori anche la Chiesa torna spesso sul punto con un forte e costante richiamo alla vita.

"Da cattolica quale sono è doveroso ricordare che la scelta di abortire per una donna non è mai fatta a cuor leggero, è sempre un dramma. Tutti vogliamo difendere la vita. Ma ritengo giusto che la legge dia la possibilità di avere questa opzione quando ci siano condizioni tali di gravità nella vita di una donna per decidere di non portare avanti una gravidanza, come ad esempio nel caso degli stupri. E lo spirito della 194 è anche questo: sostenere la donna in questo drammatico momento".

Che effetto le fa veder tornare a mettere in discussione il diritto all’aborto oggi?

"La sentenza della Corte Suprema americana ci lascia esterrefatti. E’ incredibile che a distanza di oltre 40 anni si metta in discussione un diritto, che appartiene a ogni paese civile. Un diritto per il quale io stessa, da cattolica che difende la vita, mi sono battuta a quel tempo".

Quali sono i rischi che vede?

"Che si possa tornare alle morti per gli aborti clandestini, alle mammane, all’abbandono delle donne in situazioni di nessuna sicurezza. Un salto in un passato che ci siamo giustamente lasciati alle spalle".

Cri.P.

Giovanni Pallanti: "Libertà della donna fondamentale"

"Intimamente sono contrario all’aborto ma sono altrettanto convinto che la cosa fondamentale sia tutelare i diritti e la libertà delle donne". Scinde in maniera netta le proprie inclinazioni morali dalla libera facoltà comune di scegliere in coscienza Giovanni Pallanti, studioso, fervente cattolico, storicamente avvezzo a prendere posizioni refrattarie al pensiero ordinario.

Pallanti, quindi qual è il suo pensiero sull’interruzione di gravidanza?

"Se io non sono favorevole ciò non vuol dire che non consideri la legge attualmente in vigore in Italia come un qualcosa di giusto. Non vorremmo mica tornare ai tempi delle fattucchiere, agli aborti clandestini...".

Tuteliamo la libertà di scelta?

"Certamente. Se una donna si ritrova incinta ed è sola, senza un compagno e non sa come andare avanti, perché imporle di fare una cosa che non vuole?".

Betori aveva un approccio più sfumato: l’arcivescovo parla di «sentirsi responsabili della cura della vita». Forse un richiamo a non affrontare certi temi con superrficialità?

"Beh, quello di Betori non è un punto di vista dissimile da quello che ho io. Mi faccia ribadire una cosa: se una gravidanza viene portata avanti con consapevolezza da parte della donna è necessario darle un valore vero, con la V maiuscola. C’è il diritto a vivere in maniera responsabile e se possibile fin dal concepimento ma al contempo non capisco come si possa vincolare una donna a decisioni prese da altri".

L’arcivescovo sembra appunto invitare a maggiori assunzioni di responsabilità.

"Ripeto la cosa migliore è che ci sia un concepimento ragionato, in caso contrario si rischiano di riempire gli orfanotrofi. E non è una bella cosa".

La decisione della Corte Suprema negli Stati Uniti sta provocando un mezzo terremoto in tutto il mondo?

"Mi perdoni ma negli Usa io riesco a vedere solo una mossa per mettere in difficoltà Biden, cattolico".

In difficoltà?

"Sarà costretto a esporsi su un tema delicatissimo". 

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