OLGA MUGNAINI
Cronaca

A Rifredi il Kafka dei Balcani. Jeton Neziraj attacca il premio Nobel Handke

In scena il 2 e 3 febbraio lo spettacolo "The Handke Project". Il drammaturgo: "Il teatro ha un ruolo sociale, di coivolgimento e confronto".

A Rifredi il Kafka dei Balcani. Jeton Neziraj attacca il premio Nobel Handke

Dove finisce la libertà dell’arte e inizia il bisogno di essere politicamente corretti? Si può fare arte senza essere insensibili? Sono le immense domande che il drammaturgo Jeton Neziraj, ex direttore artistico del Teatro Nazionale del Kosovo e fondatore e attuale direttore di Qendra Multimedia, pone con lo spettacolo “The Handke Project. Oppure giustizia per le follie di Peter“, diretto da Blerta Neziraj, che il 2 e 3 febbraio arriva al Teatro di Rifredi.

In realtà la risposta di Neziraj, chiamato il "Kafka dei Balcani", appare implicita: no, non si può, se si parla di un criminale del calibro di Slobodan Milosević, morto all’Aia nel 2006 durante il processo per crimini di guerra.

Col suo spettacolo, che ha vinto il prestigioso premio teatrale francese Journées de Lyon des Auteurs de Théâtre, Jeton Neziraj porta “sul banco degli imputati“ lo scrittore e premio Nobel nel 2019 Peter Handke, che con i suoi libri e atteggiamenti "ha manipolato e stravolto i fatti relativi alle guerre nella ex-Jugoslavia, ha avallato e sostenuto l’ideologia della ‘terra bruciata’, ha tessuto le lodi dei poeti e registi militanti serbi convertiti a ‘ingegneri dei progetti di genocidio’".

Insomma, sembra ribadire Neziraj, un confine alla libertà artistico-letteraria ci deve pur essere: "La rappresentazione è una sorta di insulto a Peter Handke che diventa insulti del pubblico allo scrittore - spiega presentanto la sua pièce -, ribaltando il titolo e senso della sua celebre piece ‘Insulti al pubblicò del 1966, il cui bersaglio erano le abitudini e il torpore intellettuale degli spettatori, con l’obiettivo di recuperare la necessità vera della rappresentazione, che è quel che vogliamo fare noi".

Da qui la sottolineatura al teatro nel suo ruolo più “politico“: "In questo mondo di libertà espressiva virtuale e di invasione di fakenews, il teatro ha un ruolo sociale, di coivolgimento e confronto del pubblico ed è espressione di una società emancipata quanto più riesce a confrontarsi con temi difficili o tabù - prosegue Neziraj –. Ci domandiamo fino a che punto si può essere tolleranti con l’intolleranza". Peter Handke diventa quindi un esempio di quella che il drammaturgo kosovaro chiama ipocrisia europea, nel presentare "il fascismo come luogo di libertà di espressione e premiarlo. Un qualcosa che è tornato di attualità e ci ha spinto all’azione dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la grande ipocrisia del voler mettere all’indice persone e opere della cultura russa".

In scena Arben Bajraktaraj, Ejla Bavćić, Adrian Morina, Klaus Martini, Verona Koxha, Anja Drljević, per una produzione Qendra Multimedia, in collaborazione anche con la Pergola.

Il 2 febbraio, alle 18, prima della prima di The Handke Project, Micaela Frulli e Luca Bravi dell’Università degli Studi di Firenze e il giornalista di “Avvenire” Riccardo Michelucci incontrano Jeton Neziraj sul tema della memoria dei genocidi, anche a partire da posizioni molto controverse come quelle di Peter Handke sui fatti di Srebrenica. Ingresso libero.