Un mare di porti lontani: l'omaggio di verità di Marco Daffra allo Spazio Alfieri

Presentato il documentario del regista fiorentino che ricostruisce attraverso le testimonianze dei protagonisti la tragedia degli sbarchi a Lampedusa

Un mare di porti lontani

Un mare di porti lontani

Firenze, 4 aprile 2024 - “La misura del salvare è non aver misura”. Le parole dell'Abate di San Miniato a Monte, Padre Bernardo Gianni, sono solo alcune delle testimonianze e riflessioni raccolte dal regista fiorentino Marco Daffra, che in poco meno di un'ora ha condensato il viaggio di migliaia di chilometri: un percorso che l'ha portato sulla nave Open Arms da Carrara a Siracusa, in ricognizione di naufraghi sul volo di Pilotes Volontaires, fino ad addentrarsi nel centro migranti di Lampedusa, cuore nevralgico degli sbarchi provenienti dall'Africa, come recita il titolo del monumento "Porta di Lampedusa - Porta d'Europa". 

E sono proprio capitani, marinai, medici, macchinisti, interpreti e mediatori culturali i protagonisti del documentario "Un mare di porti lontani - Omaggio di verità", presentato stamani allo Spazio Alfieri nel corso di un dibattito a più voci che ha visto tra i relatori il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, l'Arcivescovo di Ferrara e presidente della fondazione Migrantes, Monsignor Gian Carlo Perego, e la portavoce di Open Arms Valentina Brinis

L'obiettivo del regista fiorentino è quello di smentire - come scrive il quotidiano dei vescovi - "i luoghi comuni sulle navi umanitarie", spesso accusate di favorire l'immigrazione clandestina e i trafficanti di uomini: illazioni rivelatesi inconsistenti agli occhi della legge, come suggeriscono le cause giudiziarie intentate contro le imbarcazioni Ocean Viking, Sea Watch 5 e Humanity 1 - risoltesi con l'assoluzione - e il clamoroso maxiprocesso che ha coinvolto la ong Juventa, dove lo stesso procuratore ha richiesto il proscioglimento dopo otto anni di udienze, tre milioni di euro spesi, il sequestro e il deperimento della nave, e la perdita di oltre duemila giornate di soccorsi. 

Come raccontano i dati diffusi dal Ministero degli Interni, sono meno del 10% i superstiti sbarcati dalle navi umanitarie, mentre gran parte dei salvataggi viene effettuato attraverso il meritevole impegno di Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Marina Militare, navi commerciali e autonome: risulta quindi ancora più incomprensibile - questa la tesi sostenuta dal docufilm - la ragione per cui l'attività delle ong venga ostacolata dalla proibizione di soccorsi plurimi, processi, multe, sequestri e sanzioni draconiane -  talvolta illegittime - oltre all'ingiunzione perentoria di sbarcare gli immigrati - già stremati e in pessime condizioni fisiche e psicologiche - in porti lontani anche diversi giorni di navigazione e migliaia di chilometri.

Lo Spazio Alfieri rappresenta solo la prima tappa di una lunga tournée che tra proiezioni pubbliche e dibattiti porterà il film nei prossimi mesi a Roma, Vienna, Zurigo, Ginevra, Parigi e Bruxelles, fino a spingersi oltreoceano a Bogotà, Città del Messico, Guadalajara e Tijuana, centro nevralgico dell'emigrazione sudamericana. A Firenze, "Un mare di porti lontani" tornerà invece il 22 aprile, alle 19, sempre allo Spazio Alfieri.

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