
Cristina Borgogni
Firenze, 28 agosto 2018 - Grazie ad un carteggio del 1200 è stata riscoperta la storia di una fiorentina, che non ebbe paura di sfidare il sistema per dedicarsi al prossimo. Dopo aver interpretato in maniera magistrale in Santa Maria del Fiore la teologa Ildegarda di Bingen, l’attrice Cristina Borgogni torna in un importante luogo sacro di Firenze per incarnare la figura della “Beata Umiliana dei Cerchi”. Lo spettacolo è in programma il 9 settembre alle 16, nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze.
Scritto da Silvia Bargellini, il testo sarà interpretato da Cristina Borgogni, la stessa Bargellini e da Paolo Lorimer. Le musiche sono proprio divon Bingen e saranno eseguite dall’ensemble San Felice. Il programma musicale e la direzione sono di Federico Bardazzi, che condivide con Alessandra Montali la direzione artistica.
Dopo aver interpretato Ildegarda, adesso ne riprende i testi musicali ed entra nell’anima di un’altra mistica medievale…
«Lo scopo di questo spettacolo è di presentare la musica di Hildegard in relazione alla mistica francescana Beata Umiliana dei Cerchi, attraverso la sua parola e la sua musica, pervenutaci nella raccolta “Symphonia harmoniae caelestium revelationum”».
Chi era la Beata Umiliana?
«Lo spettacolo racconta una donna del 1200 fiorentina, diventata beata per i suoi miracoli. Donna nobile, della famiglia dei Cerchi. Fu data in sposa ad un ricco tessitore, che però era anche un usuraio. Il marito maltrattava la povera donna che, al contrario di lui, si occupava dei poveri».
A quali regole si è ribellata Umiliana?
«Era sottoposta al padre e al marito. Quando il marito della beata muore, per la legge dell’epoca, i due figli nati dal matrimonio devono tornare alla famiglia paterna. Come se non bastasse il padre della protagonista le toglie la dote, dato che Umiliana non si voleva più risposare, e la rinchiude nella torre dei Cerchi».
La forza e la fede come emergono nella storia?
«Anche dalla torre la protagonista continua ad aiutare gli altri e a fare tanti miracoli. Adesso la beata è seppellita in Santa Croce”.
La musica ha un ruolo fondamentale nella rappresentazione.
«Sì e l’impatto sarà incisivo grazie ad un vasto dispiegamento di strumenti a fiato, ad arco, a tastiera, organo portativo, a pizzico, a percussione, con voci soliste e coro. La bellezza estetica e mistica si fonderanno nell’atmosfera millenaria di San Miniato».
Titti Giuliani Foti