TITTI GIULIANI FOTI
Cosa Fare

Nicoletta Braschi nei "Giorni felici" di Beckett

Al Teatro Dante-CarloMonni di Campi Bisenzio. "Io per Benigni come la Masina per Fellini? Non mi permetterei mai di avvicinarmi a loro"

Nicoletta Braschi in scena

Firenze, 11 aprile 2018 - Winnie, incastonata nel ventre d’una montagna e prossima ad esserne sommersa esprime un attaccamento alla vita che è estremo e molto umano. Ed è in questa lotta costante che c’è questa poetica, nella contraddizione della situazione che mette in scena Beckett». Nicoletta Braschi sarà protagonista giovedì e venerdì sul palco del Teatrodante-Monni di Campi Bisenzio di un grande classico, Giorni felici di Samuel Beckett.

Con lei in scena Andrea Renzi, che ne firma anche la regia: un testo proposto nella traduzione di Carlo Fruttero.

Signora Braschi, lei fa Winnie, donna assoluta e minimale, sepolta in un cumulo di sabbia.

Dalla sua montagnola lei fronteggia il vuoto, vince sull’abisso e riesce a trovare una nuova risorsa anche nei momenti più disperati. Esce dalla fossa della morte perché la fronteggia ogni volta, e poi sprofonda: nel primo atto sepolta fino alla vita, nel secondo fino al collo e si più intuire cosa sarebbe successo al terzo.

E suo marito Willie, corpo indolente come scrive Beckett, come si relaziona con lei?

Sono una coppia, modello di uomo e donna uniti perché sono complementari. Per opposizione lei ciarla e ciarla. Lui tace, addirittura spesso non risponde. Ma i silenzi sono parole in Beckett. E Winnie non vive senza Willie per lei è indispensabile. Parla sapendo che lui non le risponderà, che forse non ascolta. Ma niente va perduto. Una coppia che può rappresentare un luogo comune, uno stereotipo. E che riesce ad evitare il confronto con cose più profonde.

Una riflessione sull’umanità persa in cose futili?

Penso a Kavafis quando dice: ‘E se non puoi la vita che desideri, cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente (...) fino a farne una stucchevole estranea.

Braschi molti paragonano il suo ruolo con Benigni a quello della Masina per Fellini: le piace o no?

Ho devozione, ammirazione e amore per la Masina e Fellini non mi permetterei mai di avvicinarmi. Penso a loro con una ammirazione infinita e gratitudine per quello che ci hanno arricchiti: ma non posso accettare questo. Anche troppo.