
Uno scorcio della mostra su Natalia Goncharova (New Press Photo)
Firenze, 26 settembre 2019 - Un’enfant terrible dell’avanguardia. Una donna scomoda, vittima della censura. Che nella sua vita è stata pittrice, ma anche costumista, illustratrice, grafica, scenografa, decoratrice, stilista, attrice cinematografica e ballerina. Insomma, una performing artist ante litteram. Natalia Goncharova, russa, nata a Tula nel 1881 e morta a Parigi nel 1962, è la protagonista della nuova mostra di Palazzo Strozzi, curata per questa edizione italiana da Ludovica Sebregondi (fino al 12 gennaio).
A un anno esatto dalla grande monografica dedicata a Marina Abramovic, la Fondazione scommette ancora una volta sull’arte al femminile, su una donna “scandalosa”. Non a caso ad agosto Instagram ha censurato il video promozionale della mostra, perché conteneva nudi femminili. E del resto, la Goncharova è stata la prima artista donna a dipingere nudi nella sua terra natia, suscitando le ire dei benpensanti. Quindi, la storia si ripete.
Come spiegato dal direttore di Strozzi, Arturo Galansino, non si tratta certo di un’artista che rientra nel pantheon dei dieci nomi conosciti da tutti, «ma proprio per questo riteniamo che la mostra abbia ancora più valore, augurandoci di contribuire a far conoscere questa straordinaria figura, controcorrente e vitale, mettendo la sua produzione artistica a confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni». L’esposizione è costruita come una sorta di viaggio tra la campagna russa dove è cresciuta, Mosca dove si è formata, e Parigi dove ha scelto di vivere all’inizio del Novecento.
«Natalia Goncharova ha avuto un ruolo trainante nell’ambito delle avanguardie – spiega Ludovica Sebregondi –. Ha saputo dar conto della sua capacità di esplorare stili diversi, riuscendo poi a ricondurli alla propria visione del mondo. Uno spirito anticonformista, il suo, ma discreto, tenace, tanto da essere stata colpita dalla censura per opere a tema religioso, a esibirsi nei cabaret, a mostrarsi nei luoghi più eleganti di Mosca con il volto decorato. Il suo nome in ambito teatrale è leggendario, suoi dipinti hanno raggiunto quotazioni da primato alle aste, adesso è il momento che la sua opera, in toto, venga conosciuta anche dal grande pubblico». Pubblico che può scoprire come la pittura di Natalia abbia unito elementi iconici della tradizione popolare e religiosa russa con le istanze dell’arte moderna occidentale, passando attraverso il periodo eroico del primo Novecento, quello della Grande guerra e della Parigi degli anni Venti, ritrovando echi del primitivismo di Gauguin, del cromatismo di Matisse, della forza costruttrice di Picasso, fino al dinamismo di Boccioni e Balla.
Si passa così dall’«Autoritratto con gigli gialli» de 1907-1908 all’«Aeroplano su treno» al «Ciclista» del 1913, ai disegni per le scenografie del balletto «L’Oiseau de feu» del 1954. Il percorso, in gran parte rivisto rispetto all’esposizione presentata precedentemente alla Tate di Londra, ospita 130 opere in prestito da importanti collezioni e istituti internazionali: la Galleria Tretyakov di Mosca e il Museo Statale Russo di San Pietroburgo, e dalle collezioni della Tate, della National Gallery, della Estorick Collectione del Victoria and Albert Museum di Londra.
«Palazzo Strozzi non è solo sede di mostre, ma sempre di più centro culturale - Ha detto Giuseppe Morbidelli, al suo debutto da presidente della Fondazione –. Un’eccellenza che è in grado di attrarre risorse e innescare un circuito virtuoso e sinergico fra istituzioni pubbliche e private». Ancora una volta infatti al fianco di Strozzi non sono mancate la Regione Toscana con la vicepresidente Monica Barni, il Comune con l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi, la Fondazione Cassa di Risparmio con la vicepresidente del Donatella Carmi e la Camera di Commercio col presidente Leonardo Bassilichi.