
La scenografia mozzafiato del concerto del Maggio ad Atene
dall'inviata ad Atene, 16 giugno 2021 - Forse le muse e gli dei antichi saranno stati invidiosi del talento degli artisti e della bellezza della musica, tanto da interrompere lo spettacolo a metà concerto, provocando un acquazzone. Omero avrebbe raccontato così la serata epica che si è svolta lunedì in un luogo sacro per la musica, il Teatro Odeon Herodes Atticus nell’Acropoli di Atene. Quasi in odore di divinità, si sono esibiti il maestro Zubin Mehta con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e il violinista Pinchas Zukerman.
La formazione di novanta elementi è l’orgoglio e la forza del soprintendente Alexander Pereira, che non nascondo le lacrime – sacre all’Olimpo – agli occhi per la commozione di questo ritorno alla vita per la musica. Atene, città simbolo dell’arte classica, e Firenze, polis del Rinascimento, rappresentano due cardini dell’arte e della civiltà, uniti simbolicamente in questo evento di rinascita dopo le chiusure forzate, con un parterre di personalità, in cui spiccavano il presidente della Repubblica Ellenica Katerina Sakellaropoulou, la ministra della cultura Greca Lina Mendoni, la regina Sofia di Spagna e suo fratello Costantino II di Grecia. Un concerto di gala, per festeggiare il trentennale del Megaron, che è stato la seconda trasferta internazionale dopo l’importante presenza al Festival di Pentecoste di Salisburgo. Alle pendici del Partenone era in programma un repertorio tutto brahmsiano, composto dal concerto in re minore op77 per violino e orchestra e la sinfonia n 2 in re maggiore op. 73. Le due composizioni erano state appena eseguite al Maggio in occasione dei primi due concerti del “Ciclo Brahms” ( a Firenze fino al 6 luglio), comprensivi delle quattro sinfonie e di quattro concerti, eseguiti da importanti solisti come Pinchas Zukerman, per l’appunto, poi Amanda Forsyth , Daniil Trifonov e Daniel Barenboim (6 luglio).
Concepito in un periodo di serenità del compositore, il concerto esprime un senso di tranquillità formale, dal fascino carismatico. La Sinfonia n. 2 in re maggiore, composta con una rapidità sorprendente rispetto alla prima, è denominata ‘pastorale’, per il carattere prevalentemente lirico e melodico, ma anche ‘viennese’ per l’impiego del ritmo di valzer in due dei quattro movimenti. Interrotto dal maltempo, lo spettacolo non ha comunque peccato per carenza di emozioni. La pedana alta, in mezzo al teatro greco, il tempio di Athena alle spalle, gli spalti di marmo e i cuscini chiari hanno creato la scenografia perfetta per questo spettacolo da brividi. Le vibrazioni più forti sono state trasmesse proprio da loro, i novanta eccezionali orchestrali del Maggio Fiorentino. Il deus ex machina di questa tempesta emozionale è stato ovviamente lui, il direttore Zubin Mehta. A cui basta un piccolo cenno per far entrare in armonia gli orchestrali, da lui scelti e formati con un imprinting unico e irripetibile. Anche il dietro le quinte è stato degno dei grandi eventi, con il Maestro Mehta in attesa nel suo bungalow, tra saluti reali e snack prima dell’apertura del sipario, ma sempre con il pensiero fisso verso la sua famiglia allargata, il suo Maggio.