
In attesa di riprendere il campionato, sfruttiamo questa pausa per provare ad analizzare quanto fatto fin qui dall’Empoli. E naturalmente il dato che più stride finora è quello relativo alle reti fatte, appena una in queste prime 8 giornate, quella che ci ha consegnato al team di Andreazzoli i 3 punti in casa contro la Salernitana. Una statistica che, come detto, stride se guardiamo alle tante conclusioni effettuate dagli azzurri. In questi primi 720 minuti giocati, infatti, Ciccio Caputo e compagni hanno scoccato 93 tiri verso la porta avversaria, più di 11 di media a partita, gli stessi di Bologna, Lecce e Milan, che però hanno rispettivamente segnato 8, 9 e 16 gol anche grazie ad una miglior percentuale di tiri spediti nello specchio della porta (26 totali dagli azzurri). Mentre l’Empoli si è fermato al 28%, infatti, i felsinei hanno raggiunto quasi il 41%, i salentini il 29% e i rossoneri il 37,6%. Secondo le statistiche fornite da Opta, tenendo presente gli ormai famosi expected goals (la probabilità numerica che un determinato tiro possa finire in rete) per quanto creato l’Empoli avrebbe dovuto segnare praticamente 8 reti. Un bottino che anche in termini di classifica generale avrebbe potuto rappresentare almeno 4 o 5 punti in più, portando quindi di fatto l’Empoli ben sopra la linea rossa.
Cosa significa tutto ciò? In primis che il problema maggiore in questo momento è proprio la finalizzazione e non tanto la costruzione, visto che a livello di produzione di occasioni da rete Baldanzi e compagni sono alla pari di altre squadre in questo momento a metà classifica. In secondo luogo che, come aveva sempre sostenuto anche Paolo Zanetti, questa squadra le potenzialità per salvarsi le ha. Del resto quando si parla di palla che entra o meno, spesso la differenza la fanno gli episodi o pochi centimetri. Nel calcio contano molto le situazioni e i momenti e in questo periodo certamente là davanti all’Empoli non sta girando nemmeno tanto bene. Se da un lato, quindi, è chiaro che dei passi avanti in termini di concretezza la squadra li deve fare, dall’altro è anche vero che potrebbe bastare una scintilla per far sì che un pallone che magari ora esce per cinque centimetri, poi entri in porta alla prima chance.
In quest’ottica, possono diventare fondamentali anche le palle inattive, aspetto che Grassi e compagni devono cercare di sfruttare maggiormente. Se da un lato infatti sono diminuiti i gol presi da situazioni da fermo (quello col Verona all’esordio su angolo, il vantaggio della Juve sempre sugli sviluppi di un corner e il 7-0 a Roma, ancora in seguito a un tiro dalla bandierina), dall’altro finora gli azzurri non si sono praticamente mai resi pericolosi su punizione o calci d’angolo. È vero che, a parte Luperto ed Ebuehi , la rosa azzurra non ha particolari saltatori, ma calciatori come Marin, Fazzini o Baldanzi hanno il piede per mettere in area palloni pericolosi, magari solo da spingere in porta. Ecco quindi che anche in questo caso le potenzialità per fare meglio ci sono, adesso però è arrivato il momento di tramutarle in risultati.