
Tino Anjorin e Jacopo Fazzini festeggiano la vittoria contro il Parma che porta il loro timbro (Gasperini/FotocronacheGermogli)
È semplicistico osservare una classifica traendo delle conclusioni affrettate. Di questi tempi si è sentito molto e discusso tanto. Si è sempre cercato di giustificare le assenze, di non trovare alibi e di non cercare scuse. Ma la verità – che si ha di fronte agli occhi – ci dice altro, mostrandoci con fatti e concretezza una delle principali cause per cui l’Empoli abbia faticato così tanto nel girone di ritorno: gli infortuni e le assenze. Una squadra, quella di D’Aversa, che per la maggior parte del campionato è dovuta scendere in campo con alternative, con giocatori posizionati in ruoli diversi rispetto alle proprie caratteristiche e con interpreti che hanno dovuto macinare minuti su minuti per sopperire alle assenze.
Assenze che hanno portato via per molto tempo giocatori fondamentali, importanti, cruciali per l’economia della rosa. Giocatori che in questo finale di campionato stiamo ritornando a vedere: Ismajli, Anjorin e Fazzini su tutti. La forza, la leadership e la sicurezza dell’albanese; la qualità e i colpi dell’inglese e tutta la tecnica, vivacità e versatilità del classe 2003.
E in questa volata stagionale serviva proprio questo. Ritrovare la vittoria, ritrovare fiducia e ritrovare la costanza e le giocate dei suoi uomini più importanti. Non è un caso che degli ultimi cinque gol segnati dell’Empoli sul tabellino ci siano finiti soltanto i nomi di Fazzini e Anjorin, che fino a questo sabato avevano portato soltanto un punto alla causa azzurra nonostante le loro prestazioni di livello. Lo stesso centrocampista empolese ha sottolineato questo aspetto ritenendosi soddisfatto che la sua rete sia stata decisiva.
"Finalmente il mio gol ha portato i tre punti, lo desideravamo da tempo". Un Fazzini, che oltre alle gioie personali, sta ritrovando una continuità di rendimento che non vedevamo da inizio anno. 412 minuti giocati nelle ultime cinque partite, tanta corsa e tanta sostanza che denotano in lui un senso di appartenenza e di aiuto alla squadra. Anche contro il Parma è arrivato primo per il totale dei chilometri percorsi (11.701), non male per un giocatore che oltre alla fase offensiva e di rifinitura si è preoccupato anche di svariare e aiutare per tutto il campo.
Poi c’è Anjorin. Sull’inglese c’è veramente una sensazione di rammarico, per una continuità mai trovata a causa dei tanti – molteplici – problemi fisici. Per infortunio ha saltato 13 partite, è tornato lo scorso 20 aprile dopo un’assenza di circa due mesi trovando subito la rete contro il Venezia.
Poi la titolarità contro la Fiorentina, la ricaduta, e il forfait in casa contro la Lazio. Torna nuovamente dalla panchina e segna un’altra rete decisiva con un’ulteriore colpo balistico che potrebbe risultare pesantissima in ottica salvezza. In questo finale, seppur la condizione non sia al massimo, la sua presenza – anche se limitata – potrà risultare decisiva.
Niccolò Pistolesi
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