"I costi delle materie prime raddoppiano e l’energia è ormai schizzata alle stelle"

Gomma e plastica in affanno. L’ad di Irplast, Cosi, però guarda anche all’aumento dei noli marittimi che mette fuori gioco la Cina

Un'azienda del territorio (foto Germogli)

Un'azienda del territorio (foto Germogli)

Empoli, 2 settembre 2021 - I guai per le imprese hanno spesso origini lontane, e in un mondo globalizzato, sia pure negli ultimi tempi in modo più zoppicante, le conseguenze si possono far sentire rapidamente, anche se, talvolta, c’è un rovescio della medaglia, positivo per le imprese di casa nostra, una volta tanto.

I semilavorati, i semiconduttori e i container, sì, quei cassoni metallici che ‘intasano’ le aree portuali, sono diventati merci rare, e quindi i loro prezzi sono esplosi. Nel caso di uno dei gioielli di casa nostra, il gruppo di aziende del settore gomma e plastica (Irplast, Vibac, Magis ecc.), che si può definire tranquillamente distretto, la questione riguarda proprio i semilavorati, in pratica le plastiche ‘grezze’ che poi, opportunamente lavorate, diventano oggetti che chiunque ha in casa, a partire dalle bottiglie di plastica o dai nastri adesivi.

L’amministratore delegato dell’Irplast del Terrafino (220 addetti nel solo stabilimento empolese e 95 milioni di fatturato, che diventeranno oltre 100 nel 2021), Fausto Cosi ( foto piccola) , fa un quadro circostanziato della situazione del comparto. "I prezzi dei materiali plastici che lavoriamo sono schizzati alle stelle, raggiungendo un incremento del 100% tra novembre 2020 e giugno 2021, quindi in otto mesi. Ma non c’è solo questo: le aziende del nostro settore sono energivore (consumano molta energia, ndr ) per definizione e anche su questo fronte i guai non mancano. Il gas metano ha fatto registrare un incremento di prezzo, sempre tra novembre dell’anno scorso e giugno di quest’anno, del 13%, mentre l’energia ha compiuto un balzo di ben il 74%, mentre il petrolio si è ‘accontentato’, di un aumento del 67%". In questo quadro non ha aiutato il tono sostenuto del dollaro nei confronti del nostro euro, che ha perso un po’ di terreno.

La situazione, come si capisce, è di quelle che non farebbero dormire la notte. Ma per fortuna gli aumenti delle materie prime vengono accettati, in qualche modo, dai clienti, mentre l’incremento della voce energia viene compreso con maggiore difficoltà. Anche perché, vista la caratteristica di produzione energivora, sul fatturato di Irplast i costi energetici pesano per un influente 7%.

Nel quadro non mancano, poi, i noli marittimi. I container sono diventati merce rara per la ripresa globale, tanto che i porti, specialmente negli Stati Uniti, hanno la fila di navi portacontainer in attesa di liberarsi dei loro preziosi carichi. E allora il normale ‘giro’ dei grandi contenitori metallici va incontro a colli di bottiglia che stanno creando pesanti problemi, che significano minor disponibilità di questi oggetti connaturati all’economia globalizzata. "Il costo del noleggio di un container – prosegue Cosi – dai 1.500 dollari di prima della pandemia, è cresciuto * fino ad arrivare, in questo periodo, a ben 15mila dollari. Nel nostro settore, quello dei film e dei nastri adesivi, questo andamento ha penalizzato in misura molto maggiore i prodotti di minor prezzo: l’aumento del costo complessivo li sta mettendo fuori mercato". I nastri di produzione cinese, ad esempio, non stanno vivendo un buon momento perché, a questo punto hanno prezzi alti rispetto alla qualità, non elevata, che offrono. E questa è una situazione molto positiva per le nostre imprese, che così riescono a competere un po’ meglio con i concorrenti del Dragone d’Asia.