Empoli, la prima poliziotta donna va in pensione: "All'inizio si stupivano di me"

Tiziana Amoroso: "I colleghi mi accolsero con protezione. La nostra sensibilità può aiutare in alcuni casi difficili". Ha trascorso trentacinque anni in città e sta pensando di rimanerci: " rmai è casa mia e ci sto bene"

Tiziana Amoroso, ieri con il questore Maurizio Auriemma e il dirigente Francesco Zunino

Tiziana Amoroso, ieri con il questore Maurizio Auriemma e il dirigente Francesco Zunino

Empoli, 18 giugno 2022 - La Nazione di Empoli le dedicò un articolo il 26 maggio 1987. Il titolo già diceva tutto: "Tiziana, venticinque anni da Lecce, la prima donna poliziotto della città". E ora, trentacinque anni dopo, La Nazione di Empoli torna ad occuparsi di lei perché va in pensione colei che ha aperto la strada a tante altre e che ha contribuito ad arricchire con la sensibilità tipica del gentil sesso un ambiente, allora, esclusivamente maschile.

Tiziana, trentacinque anni in divisa sono tanti, ma cominciamo dal principio...

"Ho trascorso la mia vita in polizia. Ho fatto il corso a Bolzano. Era il primo corso misto, il primo a cui avevano accesso le donne. Poi, nel maggio 1978 sono arrivata a Empoli e ci sono rimasta".

Oggi sembra normale, ma nel 1987 non deve essere stato facile...

"Guardi, non posso dire che fosse una cosa ’normale’, ma le assicuro che non sono stata accolta con scetticismo. Ricordo che il dirigente di allora era preoccupato, ma i colleghi lo stupirono e mi riservarono un’accoglienza perfetta. A dire il vero, erano un po’ protettivi. Io ero giovane, mi facevano da fratelli, da babbo con il risultato che io mi sono sempre sentita a casa e al sicuro".

Possiamo dire che le donne possono rivelarsi l’arma in più per le forze di polizia?

"Io non penso ci sia tantissima differenza fra uomini e donne sul lavoro. Ma all’inizio mi sono trovata in situazioni in cui le persone si stupivano. Non in commissariato, bensì all’esterno. Faccio un esempio: io sono stata a lungo sulle Volanti e ne ho viste di tutti i colori. I primi tempi quando arrivavo per un intervento in cui c’erano persone particolarmente litigiose devo dire che mi guardavano stupite e un po’ si calmavano. Forse mi sottovalutavano e perdevano di aggressività e io coglievo l’attimo".

Le piaceva la vita in Volante?

"Forse è stata quella che più mi è piaciuta, mi ha insegnato a mantenere la calma, a sapermi relazionare al meglio con le persone, a stare sempre molto attenta".

Però ci sono situazioni in cui una donna, per modi e sensibilità, può fare la differenza...

"Io ho trascorso gli ultimi anni di lavoro all’Anticrimine e ho dovuto, purtroppo, constatare che la violenza sulle donne è in aumento ovunque. E ho constatato che sta crescendo l’intolleranza. Non so se è dovuto alle condizioni più disagiate in cui si trovano molte persone, ma mi pare un mondo più aggressivo rispetto a 35 anni fa".

Torniamo alle donne, come si aiutano?

"È un tipo di violenza che si combatte male. Serve l’impegno di tutti, non basta la repressione. Bisogna insegnare a non avere paura, a denunciare, a parlare, a non vergognarsi".

Anche perché quando il ’caso’ arriva da voi, ormai la violenza si è consumata...

"Purtroppo è così. Questa è una battaglia da non mollare. Da combattere con decisione".

Avere a che fare con una poliziotta può aiutare una vittima?

"Può togliere molti imbarazzi, questo sì e può consentire a noi di cogliere dettagli e sfumature tipicamente femminili che, di primo acchito possono sfuggire a un uomo. Ma la professionalità degli uomini e delle donne della polizia di Stato è indiscutibile".

E ora, che farà?

"Non ho ancora deciso, ma l’idea di allontanarmi da questa città che mi ha adottata mi dà ansia".