Testimonianze e dolore Storie di vite spezzate Un padre coraggio e il relitto del naufragio

Nella bottega Altromercato di Empoli l’incontro con Vincenzo Agostino padre di Nino, poliziotto siciliano ucciso dalla mafia insieme alla moglie. Mostra itinerante dei resti della barca dei migranti morti a Cutro.

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Testimonianze e dolore Storie di vite spezzate Un padre coraggio e il relitto del naufragio

Due grandi storie che si intrecciano in una bottega piccola, ma abbastanza generosa per contenerle entrambe. Da una parte il grido di Vincenzo Agostino, padre di Nino, poliziotto siciliano ucciso dalla mafia. Un grido di dolore che rimbalza fino a Empoli. Dall’altra il naufragio di Cutro, una tragedia trasformata grazie all’arte in ricordo, in un messaggio di accoglienza e solidarietà che proprio ieri è arrivato in città. E’ successo tutto alla bottega Altromercato di piazza del Popolo. Vincenzo Agostino da quel maledetto 5 agosto dell’89 non si è più tagliato la barba. Il suo è il grido di una giustizia che non è stata fatta, di un cuore che non si rassegna. Il Padre Coraggio, oggi 85enne, ha raccontato la sua storia rinnovando l’impegno contro la mafia, sotto la bandiera di Libera. Il figlio Nino, agente della polizia di Stato in servizio a Palermo, fu assassinato da un commando di uomini armati insieme alla moglie Ida Castelluccio, 19enne e incinta. Un duplice omicidio, secondo la più accreditata delle ipotesi, dovuto all’indagine che il giovane stava conducendo sul fallito attentato dell’Addaura del 21 giugno 1989. Era una stagione dura, quella, fatta di depistaggi e corruzione. Da più di 30 anni Vincenzo gira l’Italia per farsi ascoltare. Non è stanco: va per le scuole, incontra cittadini, porta la sua testimonianza. "Io lo so chi siete" è il titolo del film documentario ispirato alla sua storia ma è anche il senso dell’intervento tenuto a Empoli. "Ho visto uccidere mio figlio sotto ai miei occhi - ha raccontato al pubblico arrivato alla bottega equo solidale per conoscerlo - Un colpo, due colpi, un ultimo al cuore. Nino cadde come un uccellino trascinando la moglie con sé".

Dal giorno dell’agguato Vincenzo Agostino ha trasformato la tragedia in un lavoro di memoria e resistenza. Lo stesso lavoro compiuto dalla "staffetta itinerante" che ha portato fino ad Empoli un frammento del relitto della barca naufragata a Cutro. La tavola in legno contenuta in una teca attraverserà le botteghe solidali di tutta Italia. E’ un pezzo di quel che resta del naufragio avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio quando una barca carica di migranti fu distrutta dalla furia del mare sulla costa della Calabria. Sul legno è incisa una sigla: KR46MØ. Lettere, numeri e simboli che sanno di vite spezzate. Tra queste (come si deduce dal codice) la 46esima vittima di Crotone: maschio, di età inferiore ad un anno. L’enigma si risolve così. Con una tra tante - circa 180 - morti in mare: su quel che resta di adulti e bambini che cercavano salvezza ma hanno trovato la morte. Quell’imbarcazione da culla di speranza si è trasformata in un ricordo doloroso, diventato un’opera d’arte. Arte per non dimenticare. Il frammento sarà al negozio fino al 2 giugno, per poi essere presentato alle 21 al giardino del Torrione di Santa Brigida dal giornalista Luciano Scalettari e Pietro Bortolo, responsabile sanitario delle prime visite ai migranti che sbarcano a Lampedusa. Ma il viaggio continuerà.

Ylenia Cecchetti