Sos pronto soccorso. Mancano i medici. La soluzione dell’Asl?: "Più soldi a chi c’è"

Incentivi per i professionisti che svolgono “attività aggiuntiva“. E il futuro è duro: lo dice la relazione del Dipartimento emergenza. "Numeri destinati a salire per i pensionamenti e la carenza di vocazione" .

EMPOLI

Sempre di meno e molti dei quali in su con l’età. La situazione del personale medico nel pronto soccorso di Empoli continua ad essere drammaticamente critica. Lo scrive nero su bianco la stessa Asl Toscana centro nella relazione predisposta dal direttore del Dipartimento emergenza e Area critica, Simone Magazzini e dal direttore dell’Area medicina d’urgenza Gianfranco Giannasi. Numeri alla mano, al Dea (Dipartimento di emergenza urgenza e accettazione) del San Giuseppe sono attualmente in servizio 21 professionisti. Considerando bacino di utenza e numero di accessi giornalieri, il numero ideale, si legge, dovrebbe essere 27. La mancanza di 6 unità rende i turni di chi è al lavoro molto più pesanti. Il modello attuale è in affanno con 4 medici al mattino, 4 nel pomeriggio e 3 nelle ore notturne. Quando l’optimum dovrebbe prevedere 6 professionisti sia nel turno del mattino sia in quello pomeridiano.

Se allarghiamo l’orizzonte a tutta l’Area vasta notiamo che, in fatto di carenza organica, il pronto soccorso di Empoli non è neppure tra i peggiori. Soffrono di più i Dea di Prato e Pescia, sotto rispettivamente di 15 e 11 medici. Subito dopo c’è l’ospedale San Giovanni di Dio (Torregalli) dove mancherebbero 7 camici bianchi per arrivare al modello ideale. Come il Dea di Empoli, con meno 6 unità, c’è il Santa Maria Nuova di Firenze. A Pistoia servirebbero 5 dottori in più, mentre a Borgo San Lorenzo 4. Il Dipartimento di emergenza urgenza messo meno peggio è quello dell’ospedale Santa Maria Annunziata di Bagno a Ripoli dove la carenza è di 3 unità. Che fare per tamponare la falla? Dal momento che il numero delle nuove assunzioni non riesce a coprire la voragine, l’Asl rinnova per tutto il 2024 il progetto di attività aggiuntiva. In pratica, ad ogni medico che svolge ore in più a copertura dei turni viene corrisposto un importo annuo di 5mila euro e la tariffa oraria pari a 60 euro per il mese di gennaio e di 80 a partire da febbraio. Per realizzare il progetto l’Azienda sanitaria attingerà al bilancio prelevando circa 700mila euro.

Del resto, al momento, alternative non ce ne sono e gli scenari futuri non sono affatto rosei. La relazione parla chiaro. "Nel tempo la quota di personale mancante è destinata a salire, vuoi per i prossimi pensionamenti, vuoi per l’espletamento di nuovi concorsi per le discipline equipollenti, soprattutto la Medicina interna". Ma c’è anche altro. In alcuni Dea, Empoli compreso, una buona parte del personale è sopra i 60 anni: "Questo significa – si legge – che parte di loro è certificata dal medico competente dell’azienda per l’esclusione dai turni notturni, con un sovraccarico di notti da parte dei medici idonei". Va da sé che con la riduzione del personale crescono anche i tempi di attesa, soprattutto per i codici minori, con disagio per i cittadini e aumento di lamentele verso il personale in servizio. Non solo. "In questo momento per la carenza del personale medico, o infermieristico, purtroppo in molti Dea sono state chiuse l’area di osservazione breve e di Hdu e questo ha creato un ulteriore disagio fra il personale che si trova a fare turni notturni o diurni sempre in prima linea, contribuendo alla demotivazione e all’affaticamento che porta poi verso il burn-out, con sempre maggiori richieste di certificazione di malattia, di trasferimento o di aspettativa".

Infine va considerato il momento storico che sta vivendo il mondo della medicina: un medico laureato specialista trova davanti a sé una ricchezza di posti di lavoro che fino a qualche tempo fa era inimmaginabile, perché una generazione di medici di medicina generale sta andando in pensione; mentre, di contro, si sta registrando una carenza di vocazione nella disciplina dell’emergenza urgenza perché l’impegno e i sacrifici richiesti, ma anche i rischi a cui si è esposti, sono troppo alti rispetto alla remunerazione e alle soddisfazioni personali.

Irene Puccioni