Ruspe in azione a primavera Così rinasce la ex Vitrum

Terminati il piano di caratterizzazione e la bonifica nell’area di via Ricasoli. Con il permesso a costruire è tutto pronto per la nascita di una zona residenziale

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di Tommaso Carmignani

Le ruspe dovrebbero entrare in azione a primavera, settimana più, settimana meno. Con la fine del piano di caratterizzazione e della bonifica è infatti davvero tutto pronto per la rinascita dell’ex Vitrum, l’area incastonata tra via Ricasoli, via Giovanni da Empoli e via Curtatone e Montanara sulla quale sorgeva il vecchio rudere demolito anni fa. La proprietà, dopo alcuni passaggi tecnici in consiglio comunale che sono serviti a spianare la strada alla riqualificazione, sta ottenendo il permesso a costruire e quindi, a meno di intoppi, tra poche settimane potrebbe essere pronta a dare il via ai lavori. Dal punto di vista amministrativo e tecnico non esistono infatti altri ostacoli all’opera di rigenerazione, che prevede un investimento importante da parte del privato.

Al posto della vecchia fabbrica, demolita a causa delle pessime condizioni in cui si trovava, sorgeranno unità̀ abitative e spazi a uso terziario (uffici e commerciale). Nello specifico si tratterà di un complesso polifunzionale formato da 13 edifici a blocco di diversi livelli con un massimo di 4 piani fuori terra. Il progetto ha favorito soluzioni per il contenimento delle risorse energetiche e idriche e l’uso di materiali ecosostenibili e prevede che i volumi siano disposti a corte, con all’interno spazi verdi ad uso dei residenti. I piani terra saranno a uso commerciale. Le urbanizzazioni comprendono un parcheggio pubblico in via Ricasoli e un’area verde aperta a tutti che contribuirà a migliorare anche l’immagine del quartiere, spesso finito al centro delle polemiche per problematiche legate al degrado e agli schiamazzi. Si tratta di un’opera che gli empolesi attendono da anni, perché l’area dell’ex Vitrum è davvero una ferita aperta nel cuore della città. Dopo la demolizione del vecchio corpo di fabbrica la zona è rimasta esposta al proliferare della vegetazione, ma il provvedimento di smantellamento dell’edificio fu ordinato dalla giunta Barnini a causa della pericolosità della struttura e dei ripetuti crolli che avevano interessato non soltanto la parte interna, ma anche i marciapiedi e gli spazi esterni.

La vicenda della nuova costruzione si era allungata anche a causa del ritrovamento di terreni contaminati da idrocarburi nel 2019. Le giacenze di colore scuro vennero coperte nel corso dei mesi, ma il lavoro di bonifica è stato più complesso del previsto, soprattutto per la progettazione.