ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Il maxi risarcimento. "Lesioni al neonato per errori nel parto", condannata l’Asl

Il caso a Empoli: in primo grado è stato riconosciuto lo sbaglio dei medici. Due milioni e mezzo di euro alla famiglia del bimbo, che oggi ha 8 anni

Medici (foto di repertorio)
Medici (foto di repertorio)

Empoli (Firenze), 15 settembre 2023 - Venti pagine di sentenza, analisi medico legali approfondite e ora, dopo otto anni, il responso: durante il parto ci fu un errore medico. Per questo motivo l’Asl dovrà riconoscere un maxi risarcimento da oltre due milioni e mezzo di euro alla famiglia del piccolo che oggi ha otto anni. Lo stabilisce la sentenza civile in primo grado del tribunale di Firenze. I fatti accadono nel 2015 all’ospedale San Giuseppe di Empoli, dove il piccolo nasce con una grave asfissia che costringe al trasporto d’urgenza in terapia intensiva al Meyer. Trascorrono tre anni e il bimbo è ancora affetto da paralisi cerebrale infantile, una grave patologia cronica.

La famiglia, assistita dagli avvocati Franco Tuti e Sonia Martini, punta il dito sull’operato dei sanitari di ostetricia e ginecologia, in particolare il medico ginecologo di guardia al momento del parto e la ostetrica presente alla nascita del piccolo. E così decide di fare causa all’Asl. I genitori sono convinti che il grave quadro neuro-motorio del figlio sia riconducibile a una errata induzione del parto. Inizia il processo e l’Asl si difende sostenendo che il personale sanitario abbia correttamente seguito i protocolli per le rilevazioni cliniche della madre, specificando che quando è iniziato il travaglio, la paziente era stata seguita e monitorata con la collaborazione dello staff addetto al reparto di ostetricia.

La stessa ostetrica che era presente prima e al momento del parto contesta l’assenza di responsabilità. Ma la consulenza tecnica d’ufficio disposta dal tribunale ricostruisce un quadro ben diverso. "Il parto non sarà spontaneo, come erroneamente riportato in cartella ma operato tramite applicazione di ventosa e spinte sul fondo uterino", si legge nella relazione. Insomma, alla nascita le condizioni del neonato erano gravissime. E sulle cause i due esperti si esprimono così: "Condotte erronee si riscontrano nella sorveglianza del travaglio e nelle scelte che sono state effettuate con la finalità di accelerare i tempi del parto". In sostanza, il collegio peritale - si legge nel dispositivo firmato dal giudice Barbara Fabbrini - ha rilevato diverse criticità rispetto alla condotta dei sanitari che sono intervenuti al momento della nascita del piccolo. Da qui la conclusione riportata al giudice: "La paralisi infantile di cui è affetto il bambino è da ascrivere a insulto acuto ipossico ischemico determinatosi in corso di travaglio di parto che è stato erroneamente trattato".

Per queste ragioni il tribunale ha condannato l’Asl a pagare oltre due milioni e mezzo, di cui oltre 700mila euro come danno biologico per il fatto che il minore presenta un’invalidità del 65%. Oltre un milione invece viene riconosciuto a titolo di danno patrimoniale, per tutte le spese di assistenza che la famiglia dovrà sobbarcarsi anche in futuro. Non solo: il tribunale ha riconosciuto ulteriori 150mila euro per il danno da ridotta capacità lavorativa, una cifra calcolata in base al triplo della pensione sociale. E ancora: altri 100mila euro devono essere garantiti come risarcimento del danno in base alla sofferenza a cui la vittima è stata condannata per tutta la vita. Adesso l’Asl potrebbe decidere di fare ricorso in appello. Ma intanto, dopo anni di battaglie, la famiglia del piccolo ha ottenuto una prima, importante vittoria.