Nuove assunzioni al San Giuseppe: "Ma è solo una boccata d’ossigeno"

Nel tour che attraversa l’Italia, la segreteria nazionale della Funzione pubblica Cgil ha fatto tappa a Empoli. Entro l’estate in arrivo 20 infermieri, 10 Oss e 5 ostetriche. Baldacci: "I conti non tornano, ancora carenze".

Nuove assunzioni al San Giuseppe: "Ma è solo una boccata d’ossigeno"

Nuove assunzioni al San Giuseppe: "Ma è solo una boccata d’ossigeno"

di Irene Puccioni

EMPOLI

"Una boccata di ossigeno in vista dell’estate, ma che purtroppo non risolve il problema delle carenze degli organici". Esulta a denti stretti la Funzione pubblica Cgil che ieri, in occasione del tour che attraversa tutta l’Italia (“Sanitari, curiamoci di noi. Un viaggio attraverso la sanità che siamo per costruire la sanità che vogliamo”) e che ha fatto tappa anche all’ospedale di Empoli, ha annunciato le nuove assunzioni previste sul territorio dell’Asl 11. In tutta l’area vasta saranno immessi in servizio a tempo indeterminato 130 infermieri, 49 operatori socio sanitari e 15 ostetriche. "Al San Giuseppe – dettaglia Simone Baldacci, Fp Cgil Asl Toscana Centro – arriveranno 20 infermieri, 10 Oss e 5 ostetriche. In più, l’azienda ha confermato in servizio anche gli interinali. Questo ci permette di non mettere in discussione le ferie estive. Ma i problemi restano tutti". I numeri ancora non tornano. "Se consideriamo che il turn over prevede l’uscita di 160 infermieri e 70 Oss è chiaro che le nuove assunzioni non sono sufficienti a coprire il fabbisogno. Tra le nuove Oss assunte ci sono anche quattro interinali: posti che però non saranno rimpiazzati da altri contratti esterni. A tutto questo va aggiunto che ci sono colleghi assenti per malattia, per congedo parentale, per maternità o permessi: dobbiamo fare i conti con un 30 per cento costante di assenze legittimamente giustificate, a cui però l’azienda non risponde in modo adeguato". Chi è in servizio è costretto a sobbarcarsi carichi di lavoro sempre più pesanti. "Ci sono reparti come le medicine e le degenze che sono sempre in sofferenza – riprende Baldacci – Nei reparti aumentano anche le infezioni per via della tipologia di pazienti, che sono per la maggior parte anziani e allettati. Anche se non ci vengono forniti i numeri precisi rileviamo sempre di più il Clostridium, il Baumannii e il New Delhi. Gli operatori fanno fatica a rispettare le procedure di vestizione e svestizione per evitare il rischio contagio. Ogni paziente richiederebbe un tempo di attenzione e cura maggiore, ma con lo scarso personale non ci si fa".

C’è molta preoccupazione per la qualità del lavoro all’interno dell’ospedale San Giuseppe, ma c’è altrettanto timore per la medicina territoriale. "Bene la progettazione di nuove Case della salute, ma vorremmo sapere chi le farà funzionare: sarà assunto nuovo personale? I servizi verranno appaltati alle cooperative? Vorremmo delle risposte", incalza Baldacci. Nel corso dell’incontro con i lavoratori il segretario nazionale Fp Cgil Michele Vannini ha raccolto anche numerose testimonianze utili a sollecitare investimenti e discutere delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale della sanità.

Alexa Donnarummo, 30 anni, è una giovane infermiera del San Giuseppe che conosce bene il precariato. "Sono entrata in servizio a giugno 2020 come interinale: eravamo in piena pandemia – racconta – Poi sono passata in Asl a tempo determinato, e sono riuscita finalmente a firmare l’indeterminato nel marzo 2023. Purtroppo la mia esperienza, fatta in pieno Covid, non ha contato nulla ai fini della stabilizzazione. Da interinale non avevo neppure accesso alla stessa formazione che avevano i colleghi già assunti". Serena Lotti, infermiere Acot (Agenzia di continuità ospedale e territorio), riporta un altro annoso problema. "Sul sociale non c’è abbastanza supporto sul territorio. Molti pazienti, prevalentemente anziani, che tornano spesso in pronto soccorso, ci accorgiamo che lo fanno non tanto per un problema clinico ma per un problema di disagio e difficoltà sociale o familiare. Bisogna intervenire sul territorio per evitare che queste persone vengano parcheggiate in ospedale. Non può e non deve essere questa la soluzione".