
"Negli ultimi due anni casi azzerati. Ma l’epidemia può tornare"
EMPOLI
Il Covid ha solo offuscato l’attenzione verso la meningite, riducendone temporaneamente i casi grazie anche all’utilizzo di mascherine e all’isolamento che ha contraddistinto il periodo della pandemia. Ma cosa può succedere ora che l’emergenza sanitaria è finita? Gli interrogativi sono molti, proviamo ad affrontarli con il dottor Gabriele Mazzoni, che ha vissuto gli anni bui della meningite nel ruolo di direttore di Igiene Pubblica del San Giuseppe. E che di questo parlerà nel corso del convegno di sabato insieme agli altri relatori. "Mi sono occupato moltissimo di meningite tra il 2015 e il 2016. Fu per tutti noi una vera mazzata, non eravamo pronti. Se di meningite da meningococco si parla – spiega Mazzoni – va ricordata l’esistenza di tipi e sottotipi con varianti e gravità diverse, alcune particolarmente aggressive. Se la meningite è una malattia ancora oggi temibile? Sì, può tornare. Esattamente come è successo con il Covid, possono arrivare varianti sconosciute, possono prendere una piega nefasta, oppure scomparire. Non abbiamo molte armi in più rispetto al 2015. Ecco perché prevenzione, informazione, ricerca e vaccino sono fondamentali".
Prima del Covid erano circa 15 i casi “ordinari“ all’anno in Toscana. "Le incognite sono ancora molte – dice Mazzoni – anche riguardo alla durata del vaccino. Negli ultimi due anni i casi sono stati quasi azzerati come tutte le malattie infettive, grazie all’uso delle mascherine. Ma adesso se la malattia tornasse a circolare si diffonderebbe esattamente come 8 anni fa. Ecco perchè è importante parlarne e farsi trovare pronti".
L’epidemia del 2015 arrivò come un fulmine a ciel sereno. "Ancora ci sono tante famiglie che non fanno vaccinare i figli – conclude Mazzoni – Bisogna stare col fiato sul collo alla ricerca, alle istituzioni. Continuare a tenere alta l’attenzione. Solo così si potranno salvare vite".
Y.C.