L’appello di Barnini ad Asl e Regione "Una donna deve avere un sostegno"

Il sindaco: "Necessario rimettere una persona accanto a chi partorisce"

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Sindaco, donna, ma soprattutto mamma. Brenda Barnini, come tanti genitori, dopo la tragedia accaduta nei giorni scorsi all’ospedale "Sandro Pertini" di Roma, ha sentito l’esigenza di intervenire rivolgendo un appello alle aziende Asl e alla Regione affinché "prendano la saggia decisione di rendere nuovamente possibile per ciascuna donna che partorisce avere accanto giorno e notte un familiare: il babbo, una sorella, un’amica, una persona di cui si fida. Perché in quella stanza, in quel letto, possano nuovamente nascere un bambino, una mamma e un po’ del villaggio che servirà per farlo crescere".

Una richiesta che il sindaco di Empoli indirizza alle istituzioni competenti raccontando le sue due esperienze di parto. La prima nel 2015, in era pre Covid, con la nascita di Cesare; l’altra nel 2020, in piena pandemia, con l’arrivo di Enrico. "Confesso che da quando ho letto la notizia della tragedia successa all’ospedale Pertini non riesco a smettere di pensarci - sottolinea Barnini - Ho letto tanti commenti, prese di posizione, accuse di ogni tipo contro quella povera mamma, contro le ostetriche. Si è parlato di violenza, messo sotto accusa il metodo del rooming in e in generale trasformato una disgrazia infernale nell’ennesima occasione per sparare sentenze. Questa tragedia non deve rappresentare una nuova occasione per dare giudizi, deve essere una occasione per riflettere, per analizzare un sistema e per trovare soluzioni perché un dramma come quello avvenuto a Roma non si ripeta".

Prosegue Barnini. "Per me è stato inevitabile, come penso per qualsiasi altra donna che abbia vissuto l’esperienza del parto, ripensare a quei momenti trascorsi in ospedale. In occasione della nascita dei miei due figli, ho maturato sulla mia pelle che non basta una mamma per prendersi cura di un bambino, anche se la mamma può contare su ostetriche meravigliose, attente, competenti, incoraggianti. In occasione del primo parto, nel 2015, ho avuto la possibilità di avere accanto a me, giorno e notte, mio marito. Nel 2020, in piena pandemia, quando è nato il mio secondo figlio, non è stato così: era consentita la presenza del babbo o di un familiare per poco tempo, negli orari di visita. Due contesti profondamenti differenti. Una donna che diventa mamma non deve sentirsi sola, deve poter contare per tutto il tempo a lei necessario sul sostegno emotivo ma anche fisico che soltanto un familiare o comunque una persona cara e fidata può offrire".