
I proprietari del locale Andrea Doni e Simone Pacchietti
Vinci, 3 novembre 2018 - «Al momento non abbiamo verbali in mano se non quello dell’ispettorato del lavoro dove si legge che nessuno lavorava a nero. Aspettiamo gli atti, poi valuteremo se fare ricorso». I gestori del Mind Club di Sovigliana di Vinci prendono la parola, dopo quanto emerso dai controlli svolti tra il 31 ottobre e il primo novembre da forze dell’ordine e Ispettorato del lavoro. Un blitz nel corso del quale sono state accertate, a detta di chi ha agito, violazioni amministrative tra le quali omessa comunicazione per lavoro intermittente alla direzione provinciale del lavoro per quattro operatori, assenza delle condizioni di sicurezza esterna previste dal regolamento Suap comunale e superamento del limite massimo di capienza.
Oltre a questo, sono stati scovati nel locale 3 grammi di marijuana e uno di hashish abbandonati e segnalati due 16enni, trovati con hashish e ‘maria’ per uso di stupefacenti. «Per quanto riguarda la droga – ci ha tenuto a precisare l’avvocato Gianni Assirelli, al fianco del proprietario del locale Andrea Doni, del socio Simone Pacchietti e del rappresentante legale Antonietta Abbruzzese – siamo parte lesa. Non si possono perquisire le persone all’ingresso, anzi per questo non possiamo che ringraziare i carabinieri che ci danno una mano con la loro presenza».
Numeri alla mano, ha sottolineato Doni, «si è trattato di due ragazzi, bassissima percentuale, rispetto al quantitativo di biglietti staccati». Poco più di un migliaio, come spiegato dagli organizzatori. «La capienza ufficiale è di 711 persone, c’è chi entra, c’è chi esce. Sono stati controllati soltanto i tagliandi Siae staccati, non i presenti – la precisazione –. La serata, per un pubblico giovane, era iniziata presto e molti, all’ora dei controlli intorno all’una, erano già andati a casa».
Sul fronte lavoro ‘non regolare’, «dal verbale di primo accesso dell’ispettorato non risulta personale al nero – ha spiegato Matteo Fontanelli, professione consulente del lavoro –. Sono stati identificati 15 soggetti che prestavano attività, tutti regolarmente assunti. Ma per quattro di loro non era stata effettuata comunicazione dell’attivazione della chiamata. Verrà fatta eventualmente una sanzione per la mancata formalità della comunicazione, peraltro già effettuata non appena sollecitati». In quanto a sicurezza, «le telecamere ci sono e tutte attive» e per il personale in servizio «nessuno ci obbliga ad averne un determinato numero: ci viene chiesto un servizio d’ordine e c’era». E’ tanta l’amarezza, «anche perché siamo professionisti, facciamo serate ed eventi da migliaia di persone – ammette Doni –. Perché tutto questo? Un’idea ce la siamo fatta, ma aspettiamo di avere tutto».